Biancaneve & Co.
lei ha trenta anni di esperienza, io ho appena iniziato
È incredibile dove possa andare la mente umana. Cosa possa inventarsi. È incredibile che con un cast di caratteristi più che degni e con una storia che apre a una marea di fantasie, si riesca a fare un film come questo. “Biancaneve & Co.”
Versione soft-core della nota fiaba alle quale s’aggiunge una lieve satira di costume. Detta così, sembra anche suonare bene, ma se vi dovesse capitare di vedere questa pellicola vi renderete conto di essere di fronte a un lavoro che non riesce ad avere il benché minimo appeal.
Mario Bianchi è il regista di questa pellicola, con alle spalle diversi film divisi tra polizieschi e western si ritrova nel 1982 già nel suo periodo erotico e prima dell’importante, per la sua carriera, periodo porno. Sarà che la metamorfosi non era ancora completa ma Bianchi ha l’idee assai confuse e riesce a sprecare un ottimo cast, capitanato dalla stupenda Michela Miti, più nota come supplente di Pierino, che qui a diciannove anni, viene buttata nella mischia perennemente svestita e appiccicata a una miriade di battute a doppio senso. Piccolo inciso, al di là di questo filmaccio, la Miti avrebbe meritato più riscontri nella sua carriera.
Tornando a noi e al cast, notiamo anche la presenza di Gianfranco D’Angelo, nel ruolo dello specchio, Oreste Lionello nei panni del Mago Magone, Franco Bracardi, Gianni Dei, Tiberio Murgia e Enzo Garinei nei panni dei saggi, usati al posto dei nani, Godolo e Stronzolo. Non si può ignorare la presenza di Aldo Sambrell, padre di Biancaneve, attore spagnolo con alle spalle ben 150 film, in maggioranza western e spaghetti-western, nonché la presenza fissa, sebbene in parti minori, nella “trilogia del dollaro” di Sergio Leone e nel “Dottor Zivago”.
Tutti quanti sono alle prese con una storia che già dai primi minuti mostra diverse lacune, una sceneggiatura semi improvvisata, che naturalmente non migliora con lo sviluppo della storia. Tra automobili parcheggiate in prossimità del set e ben visibili nelle riprese, lampioni della luce e quant’altro sorge anche il dubbio che tutto questo trash sia voluto, perché tutto è troppo esagerato per essere uno sbaglio. Non ci sono riscontri storici a questa tesi e non ci resta che guardare questa storia nella quale la Matrigna è un trans e Biancaneve è una ninfomane amante del sesso orale, che gira per il regno con una camicia bianca semi-trasparente.
La prima vuole sempre uccidere la figliastra che si salva dando la sua verginità al cacciatore. Poi trova la casa dei sette saggi, nella quale si occupa delle faccende domestiche oltre che a soddisfare gli appetiti sessuali dei suddetti. Colpo di scena finale con i saggi che ridanno la verginità a Biancaneve che così può, come storia vuole, andarsene col Principe Azzurro.
Altri “colpi registici” sono rappresentati da diverse imitazioni, piuttosto scarse, di attori e comici noti. Il narratore ha lo stile “terrunciello” di Abatantuono o di Porcaro se preferite e la cosa ha generato una serie di leggende sul fatto che uno dei due attori avesse partecipato veramente al film. Ben peggiori invece sono le trasposizioni di un personaggio alla Carlo Verdone e uno alla Roberto Benigni. Inseriti forse per “sfottò” o per attirare un pubblico distratto. Chissà. Fatto sta che questo è uno dei peggiori film italiani di sempre.
Titolo Originale: Biancaneve & Co.
Nazione: Italia
Anno di Uscita: 1982
Durata: 95′
Regia: Mario Bianchi
Cast: Michela Miti, Franco Bracardi, Gianfranco D’Angelo, Oreste Lionello, Gianni Magni, Enzo Garinei
Produzione: Vailant
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