Ultime grida
dalla savana
Uccidere il proprio simile è molto umano. Seviziarlo, torturarlo, sfregiarlo e oltraggiarlo soltanto umano, ridere e rallegrarsi della sua sofferenza e della sua morte…umanissimo!
Non importa se Pit Dernitz sia esistito oppure no, o che sia vivo o morto. Perché ogni caso, Pit Dernitz ha un invidiabile posto nella storia del cinema, come pezzo forte di questo mondo movie. A distanza di trentaquattro anni c’è ancora chi si scervella sulla veridicità della sua morte. E’ stato sbranato da un leone oppure no? E se sì, in Angola? O in Namibia?
Diciamolo subito, noi siamo tra i “complottisti”, cioè tra quelli che ritengono si tratti di un’ottima scena, ben strutturata e studiata e sulla quale, dovrebbe esserci la mano Carlo Rambaldi, che effettivamente cita questo film nel suo curriculum. Troppi i movimenti di macchina, i controcampi e decisamente ironica la chiusura con la leonessa con la macchina da presa in bocca.
La verità è conosciuta da pochi e probabilmente siamo di fronte a una scena che mischia il vero e il falso, ma è la scena più famosa di un Mondo Movie che sebbene arrivi quasi alla fine del genere e dopo i grandi capisaldi, riesce a scrivere una pagina di storia. Nulla d’innovativo o di sconvolgente perché in fin dei conti siamo sempre di fronte a un lavoro che si muove sui canoni classici del genere. Una ricerca spasmodica e forzata del sensazionalismo, un massiccio maschilismo e il senso di superiorità da parte di chi racconta la storia. Il pubblico è contento: ha la conferma dei propri credi.
Ma “Ultima grida della savana” è un film importante perché traghetta i “mondo movie” verso lo shockumentary, un genere che negli anni successivi trova sempre più un (morboso) spazio e influisce in parte sul cinema di genere. Vedere alla voce “cannibal”. La misteriosa produzione (su cui gli autori si sono sempre rifiutati di esprimersi) che secondo fonti avrebbe anche utilizzato Formia come set e alcuni immigrati e residenti della zona, non fa altro che accrescere il fascino e l’interesse di quest’opera, che rischiò di finire nel dimenticatoio molto in fretta.
“La grande caccia” è il titolo originale di un Mondo Movie girato e pensato da Antonio Climati e Mario Morra. Deludente. Esce nella zona di Roma e poi sparisce lasciando in giro solo qualche LP della colonna sonora. Interviene allora l’astuto Franco Prosperi che mette mano al lavoro, ma si trova escluso dai crediti perché la “Titanus” la casa produttrice, non vuole che la nomea di Prosperi, bollato come fascista dopo “Africa Addio” (con Jacopetti), possa danneggiare la pellicola. La firma al commento passa ad Alberto Moravia che chiede cinque milioni di lire, come dice lo stesso Prosperi al punto undici di questa intervista.
“Ultime grida dalla savana” è il nuovo titolo e compone la prima parte di una trilogia selvaggia di Climati e Morra (“Savana violenta” e “Dolce e selvaggio” a seguire) e ha come centro il rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda, animali inclusi.
Dall’Africa nera, al Sud America, passando per l’Europa. Caccia, pesca e modi di vivere. Analizzati e studiati nella più pura maniera del genere. Sangue come se piovesse. Animali squartati e brutalità. Immagini di violenza inaudita (il nostro Dernitz) e un indio massacrato e scuoiato da un gruppo di cacciatori. Alleggerimento con il sabotaggio di una battuta di caccia alla volpe e con il free love di un gruppo hippie. A incorniciare il tutto ci pensa l’ottimo commento sonoro del grande Ritz Ortolani che finisce su LP.
Un ottimo lavoro abilmente gestito (sia in produzione sia dopo) che non nasconde a occhi attenti i trucchi di due buoni mestieranti. Che ci siano molte scene finte, che i fatti narrati siano costruiti, è una cosa che a noi “furbi” umani del futuro viene in mente quasi subito. Ma il gioco è sempre quello di contestualizzare un film nel periodo in cui uscito e allora si capisce quanto “Ultime grida dalla Savana”, abbia scosso il pubblico. E quanto la censura sia intervenuta.
Una testimonianza importante, come per quasi tutti i mondo movie, non tanto per le cose mostrate ma per il lavoro in se che definisce un certo cinema e la società dell’epoca. Con buona pace del nostro Pit Dernitz.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: Ultime grida dalla savana
Titoli alternativi: La grande caccia (Italia), Deathshow (Belgio), Vor grusomme verden (Danimarca), El último grito de la sabana, Hombres salvajes, bestias salvajes (Spagna), Luonto ja väkivalta (Finlandia), Les derniers cris de la savane (Francia), Zumbalah (UK), Anthropoi kai ktini, Anthropoi kai ktini No 1 (Grecia), Savage Man Savage Beast (Norvegia), Homens Selvagens Feras Selvagens (Portogallo),Zadnji kriki iz savane (Slovenia), Savage Temptation, The Great Hunting(UA), Der letzte Schrei des Dschungels (Germania), Savage Man Savage Beast (Internazionale)
Anno: 1975
Nazione: Italia
Regia: Antonio Climati e Mario Morra
Cast: Alberto Moravia, Pit Dernitz
Durata: 91′
Casa di produzione: Titanus
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