Se sei vivo spara
Mangiare, bere e contemplare la propria vittima; non c’è niente di più sensuale
Questo non è il caro e vecchio west. O meglio non è “solo” quello. Ma è un polveroso e ipocrita luogo, perso nella polvere e nelle allucinazioni.
E noi sporchi di polvere e allucinati siamo di fronte a un film sottovalutato, recuperato negli anni novanta e infine omaggiato dal “Festival Di Venezia” (e anche da Tarantino) nella retrospettiva “Spaghetti Western”. Una grande opera che fugge dai canoni classici del genere mettendoci dentro buone dosi di horror, splatter e visioni.
“Se Sei Vivo Spara” film di Giulio Questi del 1967 si gioca da sempre il titolo di “spaghetti-western” più violento della storia, con un approccio disincantato, un po’ intellettuale, togliendo o quasi personaggi positivi o innocenti. Si prende la briga di inserire elementi spiazzanti, come un gruppo di cow-boy gay e in parte minore, la pazzia.
Tomas Milian protagonista della pellicola giganteggia con un’interpretazione perfetta che si sposa bene con l’ambientazione e soprattutto con l’ottima colonna sonora.
L’inizio è assai convincente, folle, aperto da Tomas Milian che interpreta il chicano Hermano in preda agli incubi e visioni, “resuscitato” dopo un’esecuzione sommaria. La storia parte da qui ed ha come fulcro la disperata ricerca di oro. Un bottino rubato nel più classico dei modi da una banda composta da americani e messicani con i primi che a cose fatte rinnegano gli accordi e uccidono gli ex compagni, per poi fuggire in una cittadina moralista e bigotta che giustizia il gruppo in pubblica piazza risparmiando solo il capo che morirà poco dopo travolto dalla cupidigia dei cittadini che trovano in una sua ferita una pallottola d’oro.
E qui arriva anche Hermano miracolosamente scampato all’esecuzione accompagnato da due indiani che lo credono resuscitato. Intanto i sacchi d’oro rubati spariscono nel nulla e nel paese scoppia una lotta fratricida con l’unico intento di ritrovare e accaparrarsi tutto l’oro. Protagonisti di tanto desiderio sono tre personaggi. Il prete della città, la cui moglie è tenuta reclusa in casa perché pazza, un ricco signore locale accompagnato da fidatissimi cow-boy gay e infine il proprietario del saloon. Hermano dal canto suo è l’ago della bilancia dell’intera storia, cambiando spesso squadra e assistendo alla distruzione morale e fisica del piccolo centro rovinato dal desiderio di soldi.
Alcune scene splatter spingono l’opera verso l’horror, come la morte del capobanda nel cui corpo s’insinuano le mani dei presenti oppure lo scalpo di un indiano. Connotati di horror classico invece si possono intravedere nel personaggio della donna pazza.
Purtroppo però Questi con il passare dei minuti si piazza in una sorta di trincea lasciando la storia in balia della sola spasmodica ricerca dell’oro. Ma nonostante lo sfilacciamento questo è a tutti gli effetti, un gran film.
Giulio Questi non ha fatto una luminosa carriera, fermandosi ad alcune regie (in maggior parte per la tv), producendo e scrivendo. Oltre a Tomas Milian si nota la presenza di un giovanissimo Ray Lovelock, qui all’esordio, che interpreta l’unico personaggio candido del film e di Piero Lulli attore toscano dal lungo curriculum. Per fare maggior presa sul pubblico, il film fu commercializzato fuori dall’Italia col titolo “Django Kill” che chiaramente citava “Django” del 1966 con Franco Nero.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: Se Se Vivo Spara
Titoli Alternativi: Django – tappaja (Finlandia), Django Kill… If You Live, Shoot! (DVD), Gringo Uccidi! (Italia), Oro Hondo, Oro Maldito (Spagna), Tote, Django (Germania), Tire Encore Si Tu Peux (Francia)
Nazione: Italia
Anno: 1967
Regia: Giulio Questi
Cast: Tomas Milian, Ray Lovelock, Piero Lulli, Milo Quesada, Roberto Camardiel, Miguel Serrano
Durata: 117′
Casa di Produzione: GIA Società Cinematografica
Ne recensisci troppi non riesco a starti dietro… Comuqnue complimenti, bravissimo.
Una domanda, hai i sub ita di Chopper Chicks, e di Black Gestapo?
Grazie, grazie!
No putroppo no, li ho visti entrambi in lingua originale, basta rivederli un po’ di volte e con un po’ di inglese in testa si capisce decisamente tutto.
I sub per questi film purtroppo è un miraggio.
questo lo devo vedere, dato che sto collezionando western all’italiana…
bel blog, complimenti!