Il lato giovane della legge. Ma anche quello bello, alla moda, con un soprannome “Mark” che gli hanno affibbiato negli States. In più è ironico, ama la vita ed è un donnaiolo. Lontano dai commissari di ferro di Maurizio Merli, Franco Nero e di Enrico Maria Salerno, accentua il lato cool di quelli di Luc Merenda. Ma Mark a parte essere un giovane come tanti è un commissario implacabile esattamente come i suoi sopra citati colleghi.
“Mark Il Poliziotto” è una felice intuizione, da un lato frivola e dall’altro poliziottesca al cento per cento, che fa il pieno di consensi nella sua trilogia ma soprattutto in questo primo capitolo. Un’alchimia azzeccata che accontenta il pubblico più soft, femminile incluso e anche il duro e puro amante del poliziottesco.
Il pubblico adora Mark e il suo protagonista non a caso è una star dei fotoromanzi dell’epoca. Si chiama Franco Gasparri e la sua carriera artistica è stata spezzata tragicamente da un incidente in moto che lo ha parallizzato. In  pochi altri film troviamo Gasparri, morto poi nel 1999 ma reso immortale dal suo Mark.

Questo commissario casual indaga sull’insospettabile Benzi, un imprenditore, che secondo il nostro nasconde tra i suoi affari, loschi traffici di droga. Come al solito ostacolato e criticato dal questore (interpretato da Albertazzi), Mark riesce a portare avanti le sue indagini aiutando anche una ragazza in difficoltà e in altri casi divertendosi come tutti i Giovani, con la G maiuscola.

La storia è ben strutturata e segue gli stilemi del genere. Circola meno sangue del solito e l’approccio ironico di Mark accompagnato dalla lieve comicità del brigadiere Bonetti creano una piacevole visione, musicata anche da un tema divenuto famoso e composto da Stelvio Cipriani. La regia dell’esperto Stelvio Massi incornicia un ottimo lavoro.