Commando
You should win the battle of life every time. You are mine and my dreams…and should never loss even, when the storm comes…you should win the battle of life evey time. Commando…
Non ha i muscoli di Arnold Schwarzenegger e tantomeno tutto l’armamentario, ma Chander, per gli amici Chandu, balla sicuramente meglio. Mithun Chakraborty e il regista Babbar Subhash che abbiamo già visto in “Disco Dancer” tornano a noi con un’altra pellicola imperdibile.
Di primo impatto potrebbe sembrare che quest’opera del 1988 sia la versione indiana, pura e semplice, del film di Lester, in realtà non solo lo è, ma è anche assolutamente e dannatamente molto, ma molto, di più. Qui troverete di tutto ad eccezione dell’horror e del porno. Perché questa è una storia di fede, patriottismo, azione, arti marziali, comicità e giustamente, perché siamo pur sempre a Bollywood anche una storia d’amore e di infiniti numeri musicali. Dimenticavamo: ci sono anche “Star Wars” e “Il Buono, Il Brutto e il Cattivo”. Non ci sono astronavi, né spade laser, nemmeno cavalli e sabbia, ma alla faccia dei diritti d’autore qui si utilizzano in maniera generosa i noti temi musicali.
Che poi la realizzazione sia degna di un “B Movie” è un fatto scontato, che però ci regala momenti entusiasmanti di cinema fatto in casa. Modellini che esplodono, proiettili finti e stupendi salti nel vuoto nei quali la controfigura è un pupazzetto o ancor peggio un oggetto lanciato dentro a uno splendido modellino. E lo spettatore resta lì, incantato, meravigliato, di quanto si possa osare. Di quanto si possa raccontare e di come lo si possa fare.
La trama non ha sempre un filo logico e nonostante il film duri due ore e venti, si prendono diverse scorciatoie per tirare avanti. Un bel po’ di stranezze ci regalano più che un sorriso, già a partire dal “braccio armato” dei cattivi che si chiama solo “Ninja” e viene presentato come il migliore al mondo al di fuori del Giappone. Assolutamente da sottolineare anche che Chandu riesce ad entrare nella roccaforte dei cattivi, impossibile arrivarci in elicottero, difficile a piedi, gli dicono, semplicemente agganciandoli in una specie di bar. Il suo nome in codice è DhumDhum, mentre il contatto nella base si fa chiamare JhumJhum (che fantasia!).
Forse però il meglio è rappresentato dalla fuga di Chandu e dell’amata Asha che in auto scappano dai proiettili che piovono cantando “Sing a Song, the vehicle is going, dance a little, so that journey will completed without boring”.
Ottima pure la miscela di generi musicali, a parte il tema di “Star Wars” si arriva anche al reggea, con una versione particolare di “Commando”, la canzone principale del film, che sfocia pensate un po’ in una specie di ska e poi nel rockabilly.
Per una volta un curriculm di un attore/attrice bollywodiano/a non è pieno di partecipazioni a film ma di un po’ di notizie da gossip ed è quello di Mandakini che interpreta Asha la figlia del proprietario della fabbrica. Mandakini ha avuto una carriera “breve” solo quarantuno film dal 1985 al 1999 durante la quale il gossip l’ha affiancata più volte al boss Dawood Ibrahim tutt’ora ricercato dall’Interpol, a capo di una grossa organizzazione criminale con interessi in droga e terrorismo e legata a Al Qaida. Mandakini per la cronaca non è più collusa con lui, si è sposata e ha smesso di recitare.
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