Emanuelle Nera 2
Il Malato che più mi preoccupa sono io stesso (Sigmund Freud)
Una bomba cancella la memoria di Emanuelle. Ed è quello il pubblico vorrebbe che gli accadesse dopo la visione di questo film.
Sequel non ufficiale che sa pure un po’ di vendetta, così ci piace leggere, da parte di Bitto Albertini, meglio conosciuto come Albert Thomas che detronizzato dalla serie “Emanuelle” (passata a Joe D’Amato) si butta in un progetto simile.
Non tocca il fondo, per la cronaca, perché un anno dopo propone addirittura un “Emanuelle Gialla”. Ma ci va vicino.
“Emanuelle Nera 2” banalmente cerca di avvicinarsi il più possibile all’originale. La protagonista però è
una modella, invece che una fotografa, sempre con la mente aperta e sempre interpretata da un’attrice dalla pelle un po’ scura. Qui si tratta Shulamith Lasri, bellissima meteora (unico suo film), con occhi chiari, più abbondante di Laura Gemser, ma incapace di mostrare la benché minima capacità di recitare.
Angelo Infanti invece ricopre il ruolo di Gabriele Tinti e non a caso tra i due si nota una una certa somiglianza. Il cast oltre ad altri attori che vedremo in pellicole dell’epoca si completa con la superstar dell’occasione, Dagmar Lassander impegnata in un ruolo minore.
La struttura è a sketch, composti dei ricordi sessuali di Emanuelle o dagli aneddoti sulla sua vita, che dovrebbero rimetterne insieme la memoria. Sì, è solo una banale scusa per vedere un po’ di carne al vento, quella della protagonista soprattutto, alla quale s’aggiungono gli inserti caldi e inutili delle attrici di spalla.
A volte addirittura il film di Albertini devia velocemente nella commedia demenziale, quelle sui matti, ma in linea generale è la noia che la fa da padrona. Una trama assurda appesantita dagli studi psichiatrici di Paul (Angelo Infanti) dottore che ha in cura Emanuelle e che ci “delizia” delle sue opinioni.
L’idea poteva anche essere buona, aiutata dal fascino cinematografico di New York, che ogni tanto compare sullo sfondo e indubbiamente dalla buona scelta estetica delle protagoniste. “Emanuelle 2” invece, finisce per essere uno di quegli incubi cinematografici dei quali è difficile dimenticarsi. Scene così trash da strappare risate, tipo la violenza ai danni di Emanuelle da parte del padre ubriaco o quella del pescatore superdotato col pene da body building senza contare la più totale mancanza di tecnica e di bravura artistica. Freud, che si sarà rivoltato più volte nella tomba è citato spesso, anche all’inizio del film. Chissà cosa ci vedrebbe dietro a tutto ciò? Mah niente, probabilmente solo l’incapacità totale.
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