-Mi hai reso il servizio, ma per quale motivo?
-Perchè io sono siciliano, perchè sono cresciuto in questo modo e i bastardi non mi sono mai piaciuti, i bastardi come Don Ricuzzo Cantimo e poi…e poi…ho sempre avuto un debole per i piccioli!
Ogni volta che ci troviamo davanti a un film di Andrea Bianchi, ci chiediamo cosa gli sia successo dalla seconda metà anni settanta in poi, cioè da quando ha svoltato nei deliri di “Malabimba” e a seguire in tutto il resto. Perché sebbene Andrea Bianchi qui non tocchi la qualità di “Nude Per L’Assassino” di due anni successivo, porta a casa un risultato più che sufficiente.
Un noir casareccio e a volte un po’ scalcinato, che ha diverse cose che girano piuttosto bene. A cominciare dal fatto che Bianchi prende idee da Sergio Leone, dalla “trilogia del mileu” di Di Leo e da Lenzi (per non parlare de “Il Padrino”), rielaborando il tutto e amalgamando con una violenza inaudita e con il poco rispetto delle vite umane dei suoi personaggi.
A dirigere questo fiume di sangue c’è l’uomo giusto, al posto giusto, cioè Henry Silva e la sua espressione di cemento che qui, una volta tanto, interpreta Tony Aniante, un personaggio che si prende una rivincita sulla vita.
Il campionario di cattiverie senza limiti è grande. Un cadavere di un bambino usato come oggetto per trasportare droga, la famosissima scena nella quale Tony sodomizza Margie, la disinibita moglie americana di un boss interpretata da Barbara Bouchet, facendole sbattere la faccia su una carcassa di un suino (in un’altra scena la prende a cinghiate in faccia) e la morte di un picciotto ficcato su una lama per il taglio del legno.
Tanti schizzi di sangue che si uniscono a strutture da western, con l’antieroe, il duro Tony Aniante, che dagli USA, dove ha imparato il mestiere, torna in Sicilia per la lavorare per “mamma”. E a casa, sviluppa un piano nel quale mette contro due famiglie mafiose scatenando una faida dai risultati che abbiamo già descritto. Il nostro Tony gira per la Sicilia con l’atteggiamento da vendicatore del Far West, con sfumature alla “Django”, raggiungendo il momento più alto nella scena in cui entra col carretto siciliano nella magione del boss anticipando il suo arrivo con un fischio (un po’ assurdo a dire il vero, in stile “dolby surround”).
Purtroppo però “Quelli Che Contano” inciampa in una realizzazione non brillante, in una recitazione piatta e soprattutto in un sotto filone alla Shakespeare che racconta una vicenda alla “Romeo e Giulietta” tanto inutile, quanto poco sfruttata. Ma a noi il risultato piace grazie a una tensione che non molla quasi mai.
A parte Silva, troviamo, una giovane Barbara Bouchet che qui a ventuno anni interpreta Margie ex prostituta di New York che sposa poi uno dei boss continuando, con il suo compiacimento, a provocare uomini e a bere.
Vittorio Sanipoli, nei panni di Don Cascemi, uno dei mafiosi, è stato un attore di cinema e radio, nonché doppiatore. Estremamente versatile ha partecipato a un centinaio di film. Nel ruolo di Don Turi Scannapieco, altro boss, troviamo Mario Landi più conosciuto come regista de “Le Inchieste del Commissario Maigret” e soprattutto per gli autori di questo blog come un grande e “geniale regista” di “Patrick Vive Ancora” e “Giallo A Venezia”. E infine l’ottimo Fausto Tozzi, sceneggiatore e attore, l’unico capace di creare un personaggio profondo e ben recitato.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: Quelli Che Contano
Titoli Alternativi: Ja tuhoin hetki koitti (Finlandia), O nomos tou ektelesti (Grecia), Cry of a Prostitute, Cry of a Prostitute: Love Kills (USA), Die Rache des Paten (Germania), Guns of the Big Shots (Titolo Inglese),The Big Shots (internazionale)
Regia: Andrea Bianchi
Nazione: Italia
Anno: 1974
Cast: Henry Silva, Barbara Bouchet, Fausto Tozzi, Vittorio Sanipoli, Mario Landi, Mauro Righi, Dada Gallotti, Patrizia Gori
Casa di Produzione: Alexandra Internazionale Cinematografica
Durata: 97’
Social Profiles