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Virus, esperimenti, voodoo, avvenimenti non spiegabili. Si sa come nascono gli zombie, con grande fantasia. Ma qui in “Les Raisins De La Mort” si supera l’immaginazione e per colpa di un pesticida spruzzato sui grappoli d’uva, scoppia il caos. Una cosa che fa si che questo film di Jean Rollin, conquisti, almeno, la nostra simpatia.
In questo film del 1978 non troviamo nulla di che, nemmeno la sua bella fotografia o i suoi lunghi silenzi, anche se qualche volta, il regista francese sembra ricordarsi del passato in maniera nostalgica e ci prova, ma poche volte e con scarsa convinzione.
“Les Raisins De La Mort” è un bellissimo “b movie”, dalla trama assurda e dalla realizzazione scadente. Tette mostrate più gratuitamente (che bisogno c’è di strappare sempre i vestiti?) alle quali si aggiunge il personaggio interpretato da Brigitte Lahaie, che naturalmente è mostrata nuda. I mostri invece, zombie o quello che sono, sono differenti come abbiamo visto, ma grandi protagonisti, con i pochi non infetti, di diverse scene umanamente (e zombescamente) impossibili, come le tante esplosioni che sembrano causare danni molto circoscritti. E infine ci sono e non potevano mancare una serie infinita di errori, visibili senza molto impegno.
A quanto pare Jean Rollin non amava gli zombie, definiti esseri senza volontà e poesia, non come i vampiri che invece, secondo lui, avevano una bella personalità.
In ogni caso nel 1977 due produttori si mettono in testa l’idea di fare un film in parte catastrofico, come quelli americani, che tanto avevano successo e in parte incentrato sugli zombie, un altro genere che stava riscuotendo consensi. Tra i riferimenti oltre ovviamente a “The Night Of The Living Dead” di Romero, troviamo e non è una battuta, “The Poseidon Adventure” del 1972, del quale “Les Raisins De La Mort” dovrebbe essere un remake, secondo quanto dichiarato da Rollin, che vede delle similitudini nel fatto che i personaggi devono andare da un punto “A” a un punto “B”.
Grazie a un budget più grosso del solito ha la possibilità di ingaggiare un cast più professionale come gli attori Serge Marquand e Marie-Georges Pascal nota attrice francese, ai quali aggiunge alcuni suoi fedelissimi e soprattutto Brigitte Lahaie conosciuta su un set hard, ma ritenuta da Rollin in grado di interpretare anche altri ruoli. È la prima volta che la bella bionda partecipa a un film non pornografico, una cosa che piano, piano, nonostante i suoi dubbi iniziali, la porta a cambiare strada.
Un posto dalle estati calde e dagli inverni gelidi, ed è proprio in inverno che si effettuano le riprese. Il gelo rovina alcune apparecchiature, rende difficile il make up e blocca la parola durante la scena di nudo a Brigitte Lahaie. A questa scelta intelligente (…), vanno aggiunti alcuni scontri tra Rollin e uno dei produttori. Ma il film è pronto. Pronto per la commissione visti che crea qualche problema per la violenza di alcune scene. Pronto per il pubblico e per alcuni festival francesi che ne decretano un discreto successo e pronto infine per i critici, che si dividono tra chi stronca la pellicola e chi ne apprezza il pionierismo, visto che nel cinema francese non si era ancora visto nulla di simile.
La storia racconta di Elisabeth che in un giorno d’autunno prende il treno con una amica per andare nel paese di Roubelais dal fidanzato. Ma sul treno incontra uno strano essere purulento, che forse uccide la sua amica. Tira il freno d’emergenza e fugge nelle campagne. Da qui inizia un lungo peregrinare bucolico, durante il quale si rende conto man mano che un’epidemia ha colpito la zona.
In queste avventure naturalmente non mancano una serie di scene violente, che vanno dalla semplice uccisione degli zombie, alla decapitazione per amore (con strappo di camicia per mettere un po’ di tette in scena) della ragazza cieca.
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