La Polizia è Sconfitta
E questo il punto. Noi invece disponiamo di uomini che sono quel che sono. Il poliziotto in Italia è ancora un uomo buono per tutte le stagioni
Non si tratta di una pellicola “sconfitta”, nonostante un titolo non proprio attraente, ma di uno di quei film che alternano momenti ottimi e spunti interessanti a cose buttate vie e scelte sbagliate.
Difetti, seppur tanti, che non evitano di farci dire che “La Polizia è Sconfitta” è un film che si lascia seguire e che soprattutto porta due grandi novità.
La prima è la regia e sceneggiatura di Domenico Paolella (firmata la seconda con il buon Dardano Sacchetti), eclettico regista del cinema di genere, che non aveva mai diretto un poliziottesco. La seconda è che sorprendentemente nessuno prima del 1977 aveva utilizzato Bologna come centro nevralgico della criminalità violenta. Non è una novità invece la presenza del sempre ottimo Stelvio Cipriani che compone un commento sonoro più che adeguato.
Purtroppo il lato oscuro di questa pellicola è rappresentato dalla scelta sbagliata degli interpreti. Sia chiaro, tutti grandissimi attori, ma alle prese con personaggi non molto in sintonia con le loro caratteristiche.
Marcel Bozzuffi l’attore francese che interpreta il commissario Griffi è il primo a non essere nel posto giusto. Beh…sappiamo cosa state per dire, che in “Roma L’Altra Faccia Della Violenza” dicevamo l’esatto opposto, cioè che l’attore era perfetto per il ruolo. Vero, confermiamo, ma quello che cambia è il personaggio. Il suo Carli era un commissario buono, filosofico, spalleggiato da un duro. Griffi invece è costruito proprio per essere lo stereotipo del commissario dei poliziotteschi, una maschera che l’attore, seppur bravo, non ha.
Lo stesso discorso si può fare col nemico numero uno di questa storia. Un criminale pazzo e senza scrupoli di nome Valli, interpretato da Vittorio Mezzogiorno, altro grande artista, morto giovanissimo a cinquantadue anni. Lui ha la faccia da buono e il suo personaggio finisce automaticamente per essere paragonato a un altro psicopatico del poliziottesco, il grande Giulio Sacchi interpretato da Milian in “Milano Odia: La Polizia non può sparare”, che fa sembrare Valli un semplice eccentrico.
Il resto del cast svolge bene il compito di spalla (a parte Riccardo Salvino altra faccia da bonaccione che interpreta un poliziotto imbattibile) con Nello Pazzafini, perfetto per il ruolo del magnaccia “Tunisino”, un personaggio ben strutturato che ci allieta anche con metafore fisiche e legislative.
Sempre per quanto riguarda le cose che non ci sono piaciute, notiamo alcune situazioni impensabili. L’omicidio in corsia, ad esempio, una sequenza lunghissima che già si sa come va a finire. Oppure l’addestramento del corpo scelto della polizia, più da circo che altro e infine una buona parte dell’epopea del criminale Valli. Il finale più che criticato da molti ci apre a due possibili chiavi di lettura, perché da se da un lato è molto paradossale, dall’altro è un finale diverso dal solito e un po’ a sorpresa. Una chiusura che sovverte anche quella leggera visione di destra della pellicola, rappresentata dalla polizia che deve usare le maniere forti, (quasi uguali a quelle dei criminali) per fermare l’ondata e prendere il cattivo. Lo sfuggente Valli, per la precisione, che fugge spesso in maniera fortunosa, un uomo solo contro tutti (anche contro quelli del suo giro) e che in fin dei conti altro non è uno che chiede il pizzo ai negozianti di Bologna. Niente di così elaborato.
Gli va riconosciuta, però una certa cattiveria niente male, perché a chi si oppone, manda dei finti tecnici della “SIP” a piazzare dell’esplosivo negli apparecchi telefonici, uccidendo anche diversi innocenti.
La scia di sangue fa muovere il commissario Griffi che costituisce un nucleo di super poliziotti, molti dei quali tiratori scelti. Gli stessi però sembrano preferire passare il tempo a sparare ai bersagli o a girare in moto, piuttosto che dare la caccia al nemico, fino a quando Griffi non ordina di tentare il tutto per tutto per trovare Valli. E così parte un’altra ondata di violenza, stavolta della polizia, che bracca con fortuna e parecchio di sangue l’uomo in fuga.
“All’insegna della più sfrenata violenza. Con poca aderenza alla realtà”, scriveva un giornale dell’epoca in merito a questa pellicola, anche se la violenza sfrenata è presente maggiormente in altri poliziotteschi e qui si vede solo nella scena dell’omicidio del “Tunisino”.
Per il resto è il classico spargimento di sangue che però non impressiona. Un film che nonostante tutto è il piacevole e solito viaggio nella criminalità italiana, in parte inventata, dell’epoca.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: La Polizia è Sconfitta
Titoli Alternativi: Équipe spéciale (Belgio, Francia), Elimination Force (Canada), I itta tis astynomias, Oi prostates, Omada krouseos motosyklettiston (Grecia), Stunt Squad (Internazionale, Filippine), Sonderkommando ins Jenseits (Germania)
Anno: 1977
Nazione: Italia
Regia: Domenico Paolella
Cast: Marcel Bozzuffi, Vittorio Mezzogiorno, Riccardo Salvino, Nello Pazzafini, Claudia Giannotti
Casa di Produzione: Produzioni Atlas Consorziati
Durata: 92′
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