Kuwait Connection
Anwar, remember what Lisavetta told Nicholas in Dostoevskij story. I felt you would lead me some of these days in a place where dwells a monster web big as a man and we would spend our lives watching it with fear
Quelle misture letali che farebbero morire di crepacuore tutti i cinefili snob, soltanto elencando gli ingredienti. A noi che invece snob non siamo, ci fanno esultare di gioia, perché questo è un grande B Movie, una perla che ci arriva nientemeno che dall’Egitto, dal Libano e dal Kuwait.
“Zi’ab la ta’kol al lahm”, titolo originale traducibile letteralmente in “Wolves don’t eat meat” è un film del 1973, stroncato dalla maggioranza delle persone. Per quanto ci riguarda in questa pellicola segnata come egiziana ma con una crew libanese, scorgiamo al netto degli errori, un interessantissimo esercizio cinematografico che per diversi aspetti è sorprendente.
La storia vuole che l’oscuro regista libanese Samir Khouri passi diverso tempo in Italia lavorando con registi di genere come Bergonzelli, imparando e guardando ogni tipo di pellicola. Al suo bagaglio culturale si aggiungono i capolavori di Fellini e anche gli action movies americani.
Il risultato è questo “Kuwait Connection” che sfacciatamente unisce vari generi. Parte come un poliziottesco, continua come un film erotico, parla di guerra, diventa horror, passa al giallo e sì, chiude omaggiando Fellini e citando Dostoevskij.
A parte una produzione povera e una recitazione scarsa (e una trama difficile) questo melting pot cinematografico crea un lavoro che sarà sicuramente piaciuto a tutta la cricca dei registi contemporanei che si rifanno al cinema di genere e ai b movie.
Va da se però che tutti questi cambi di linguaggi portino a momenti noiosi e momenti veloci lasciando allo spettatore, fino alla fine, il dubbio di essere di fronte a una grande porcata o a un buon film di genere.
La nostra risposta e le nostre motivazioni le conoscete, un giudizio che arriva dopo lungo pensare e dopo aver visto tutta questa incredibile storia.
Il protagonista è Anwar (interpretato da Ezzat El Alaili famoso in Egitto) che ci appare nel bel mezzo di un folle inseguimento. Ferito si rifugia in una casa, piuttosto libertina, nella quale vive Maya con il marito e vari strani personaggi. Per un colpo di scena incredibile, (nel senso di poco probabile), la donna è l’ex amata di Anwar abbandonata diversi anni prima.
Con lunghi flash back l’uomo racconta tutte le sue vicissitudini di come da giornalista/intellettuale puro e senza macchia, sia diventato causa brutture della guerra che un killer senza pietà.
Da qui “Kuwait Connection” inizia ad aggiungere una serie infinita di sottotrame, c’è il complotto per uccidere il padrone di casa, ci sono riti magici e c’è pure la Mala che cerca Anwar. Poi le citazioni di Fellini e Dostoevskij ci regalano un finale sospeso nel sogno.
Bizzarro, assurdo e a volte difficile da seguire questo film egiziano si fa notare anche per una spiazzante libertà di costumi che mette in mostra più e più volte i corpi delle attrici.
Khouri prova anche la via di una regia di qualità a volte ci riesce e a volte no, ma il tentativo è ammirevole e vi consigliamo la visione.
Scheda Tecnica
Titolo Originale:
Titoli Alternativi: Вълците не ядат месо (Bulgaria), Kuwait Connection, Non-carnivorous Wolves, Wolves Don’t Eat Meat (Internazionali)
Anno: 1973
Nazione: Egitto
Regia: Samir A.Khouri
Cast: Ezzat Al Alaili, Nahed Sherif, Mohammed Al Mansour, Silvana Badrkhan, Eman
Durata: 101’
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