Sollazzevoli storie
di mogli gaudenti
e mariti penitenti
-Decameron nº 69
-E se fatte accoppiare con una donna normale, te fanno nascere solo figli maschi. Moglie mia, vorrei domandarvi questo grande favore. E lo so che per voi sarà un grosso sacrificio. Ma ve lo chiedo per nostra felicità.
-E vabbè se si tratta della nostra felicità io mi sacrifico
Il libro questa volta lo giudichiamo dalla copertina. Innanzitutto dall’autore, un certo Joe D’Amato, che dopo diversi anni passati sui set ricoprendo vari ruoli, si cimenta per la prima volta come regista. E poi lo giudichiamo con una favolosa canzone demenziale in stile canto di chiesa che apre il film, scritta, come tutte le musiche del film, da Franco Salina con orchestra diretta da Roberto Pregadio. E alla faccia del detto, non sbagliamo.
È l’inizio di un decamerotico sorprendente tanto per noi, quanto per D’Amato, che fa firmare la regia al collaboratore Romano Gastaldi, perché lui era già accreditato come direttore della fotografia e perché pensava che questo film non fosse un granché.
Una pellicola agli albori del genere che quindi da un lato sfugge ai canoni tipici e dall’altro mostra le caratteristiche e le voglie del nostro benamato Aristide Massaccesi.
Il fatto che poi sia un film a episodi aiuta a tener viva l’attenzione, scappando dal rischio di una storia noiosa e poco funzionale. Per il resto la comicità non è pecoreccia come nei più famosi decamerotici ma le nudità sono maggiori così come i momenti erotici che sono però più “raccontati” che rappresentati.
Una spruzzata di violenza e una storia sul travestitismo e il gioco è fatto e con il senno di poi si può intravedere la carriera futura del regista romano.
Dopo la passerella di gaudenti frati che corrono per i campi, vediamo tre storie introdotte da brevi siparietti (in uno c’è anche Joe D’Amato non accreditato) che hanno come comune denominatore la licenziosità e il peccato. Le donne sono descritte come vogliose e capaci di far cadere in tentazione chiunque, interessate al piacere da un lato, ma assolutamente padrone dei propri destini e di quelle dei mariti dall’altro. Fate voi se prendere questa descrizione come misogina o femminista ma quel che è chiaro è che i mariti sono degli inetti più interessati agli affari che alla vita coniugale.
In mezzo, metaforicamente e fisicamente, ci finiscono gli amanti che diventano degli uomini oggetto nelle mani delle donne, sfuggendo alla figura classica dell’amante macho.
Nel primo episodio vediamo la storia di due cognate. Antona è la moglie di un ricco uomo d’affari ed ha una storia con Mastro Ignazio il pittore del paese. Il marito parte per andare a riscuotere del denaro da un debitore e l’amante s’installa a casa. Un contrattempo però riporta a casa l’uomo e Ignazio fa giusto in tempo a nascondersi sotto il letto.
Nello stesso momento Lucrezia, la sorella del padrone di casa, va a far visita al fratello e stanca per il viaggio si riposa nel letto. E fa sesso con Mastro Ignazio. Ripartito il marito, le due consumano il pittore fino allo sfinimento.
La seconda storia invece racconta la sanguinosa vicenda di Fra Giovanni. Confessando Tonia, una donna dalla vita sessuale intensa, il frate si fa suggestionare e inizia a desiderarla. La donna furba lo sfrutta e lo provoca, chiedendogli favori e soldi fino a quando il marito non trova il Frate nudo nella stanza da letto e gli infligge una penitenza estrema.
La terza e ultima parte ha per protagonista un ragazzo innamorato perdutamente di una certa Lavinia. Quest’ultima è sposata con messer Galimberto, vecchio e avaro uomo, che non la soddisfa sessualmente. Il ragazzo che arde di desiderio si finge donna e si fa assumere a servizio nella casa, sotto il nome di Lucia, soddisfando i suoi desideri e quelli di Lavinia.
Naturalmente che ci sia un qualcosa di strano è una cosa della quale Lavinia si accorge subito e purtroppo anche il marito. Lucia dice di essere uno scherzo della natura e consultato un medico, passa per essere un portafortuna capace di generare figli maschi. Così Lavinia si sacrifica per dare un erede al marito. Volentieri e più volte.
Marzia Damon l’attrice che interpreta Lucia è un nome che non dice moltissimo, ma sembra la versione low-cost della Fenech. Con lei nel cast vediamo Attilio Dottesio, nato come attore di teatro, ha partecipato a tanti film passando di genere in genere, Stefano Oppedisano e Vera Drudi.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti – Decameron nº 69
Titoli Alternativi: More Sexy Canterbury Tales (UK), Novelle grasse et sollazzevoli historie (working title), Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti (Italia, titolo breve), The Last Decameron (USA DVD), Hemmungslos der Lust verfallen (Germania)
Anno: 1972
Regia: Joe D’Amato
Cast: Marzia Damon, Enza Sbordone, Attilio Dottesio, Ari Hanow, Stefano Oppedisano, Maria Piera Regoli, Antonio Spaccatini, Gianni Ucci, Vera Drudi
Durata: 80’
Casa di Produzione: Transglobe Italiana
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