Vanishing Point
This radio station was named Kowalski, in honour of the last American hero to whom speed means freedom of the soul. The question is not when’s he gonna stop, but who is gonna stop him.
L’ultimo simbolo di libertà è una Dodge Challenger Bianca del 1970, guidata da un certo Kowalski, che con l’auto forma un solo essere vivente al centro di un cult movie incredibile. La Dodge Challenger è Kowalski, Kowalski è la Dodge Challenger.
A pensarci bene “Vanishing Point” è un film semplicissimo, banale, si può dire. Racconta di uno che viaggia in auto da un punto A verso un punto B, incontrando sulla sua strada un vasto campionario umano e rimuginando sul suo passato. Tutto lì. Un film accolto all’uscita con freddezza dai giornali americani e per la cronaca anche da quelli nostrani.
Eppure c’è un qualcosa di magnetico in questo road movie, perché si rimane incantati, rapiti, da questo viaggio apparentemente semplice, anche a distanza di quarantaquattro anni. E diciamolo: “Vanishing Point” è tutto fuorché banale.
È uno dei più fulgidi esempi di exploitation, un esempio di come un film da Grindhouse possa incidere sulla società e generare un’infinita serie di omaggi e riferimenti.
Album, canzoni, video musicali, personaggi di diversi film, un terribile remake e l’immancabile Quentin Tarantino che celebra ampiamente il lavoro di Sarafian in “Death Proof”. Cose alle quali si uniscono recensioni e approfondimenti che incorniciano questo lavoro.
Ora è lecito chiederci che cosa abbiamo trovato di così affascinante in questa polverosa pellicola. E ne parliamo più che mai a livello soggettivo, perché se c’è una cosa oggettiva è che questa storia è soggettiva e introspettiva.
Il titolo “Vanishing Point” letteralmente Punto di Fuga (tradotto in italiano con “Punto Zero”) fa riferimento alla prospettiva, al punto verso il quale due rette parallele sembrano convergere. Senza addentrarci in questioni tecniche, ci basta questo per capire l’obiettivo del film e per esserne decisamente attratti.
Sul campo invece troviamo il già citato Kowalski e la Dodge Challenger bianca del 1970. Sono loro che ci portano in una storia post-hippie, che vede da un lato una voglia di evasione decadente e dall’altro l’inevitabile e imbattibile status quo. Una struttura quadrata, precisa, in parte spietata, in grado di sfruttare al meglio ogni situazione e soprattutto il linguaggio narrativo dell’epoca.
Il personaggio principale interpretato da Barry Newman, trasporta in tutto il paese auto per conto terzi. Il nuovo incarico è di portare la Dodge Challenger da Denver a San Francisco. Una distanza di circa duemila chilometri che Kowalski si prefigge di fare subito (contrariamente a quanto vorrebbe il suo datore di lavoro) e in sole quindici ore come da scommessa con un amico spacciatore.
Benzedrina. Rombo del motore. Acceleratore. Pochi chilometri e la polizia gli intima di fermarsi. Non si ferma. Fugge. Ed è braccato. Qui inizia l’epopea della Dodge e di Kowalski inseguiti sulle strade della polverosa provincia americana che tra l’altro fornisce un interessante quadro dei costumi dell’epoca.
Grazie a dei flash back conosciamo la vita di Kowalski, che in precedenza è stato in Vietnam, ha fatto il poliziotto, il pilota di auto da corsa e il motociclista in un’esistenza piena di eventi e di avventure che però gli hanno sempre dato grandi delusioni.
La sua fuga arriva alle orecchie di Super Soul (tradotto letteralmente in italiano) un DJ cieco della radio K.O.W. che tra una canzone e l’altra racconta le gesta di quello che definisce l’ultimo eroe americano. Un racconto bellissimo, che rimanda all’epica, basandosi solo sulla parola e che è inframmezzato da stupende canzoni e che cerca di aiutare Kowalski portando sulla falsa pista la polizia.
Il quadro umano è completato da diverse persone che Kowalski incontra nel suo tragitto. Persone positive e negative, di tutti i tipi, che vanno da un cacciatore di serpenti del deserto, una coppia hippie con lei nuda che gira in moto, due rapinatori gay e infine un’autostoppista interpretata da Charlotte Rampling. Una scena questa tagliata nella versione americana e (re)inserita nel DVD che ci porta a un finale che non poteva essere diverso ma che apre a differenti letture.
E, infatti, per noi “Vanishing Point” è un drammatico viaggio nel profondo di un uomo disilluso che corre verso un orizzonte e verso un finale che lui ha bene in mente. Una pellicola che come poche altre riesce a trasmettere il senso della velocità e il senso di solitudine/rassegnazione.
Spinto da una grandiosa colonna sonora, il film di Sarafian mostra suggestive immagini e ottimi momenti di cinema non negandosi punte di erotismo (la motociclista nuda e l’autostoppista) molto raffinate.
Barry Newman non è un mostro di recitazione è uno dei commenti che si leggono più spesso, ma in realtà compie il suo dovere lasciando spazio alla vera protagonista, la Dodge Challenger. Una protagonista perfetta che lascia pensare a una lunga ricerca per l’auto giusta. Beh più o meno, perché la Chrysler fu scelta per gli ottimi rapporti con la casa di produzione la 20th Century Fox. E va anche detto che l’auto fu riverniciata di bianco.
Prendendo spunto da due fatti di cronaca lo scrittore cubano Guglielmo Cabrera Infante scrive la sceneggiatura mettendoci dentro tutte le caratteristiche della controcultura dell’epoca e prendendo spunto dal cantante DJ The Big Bopper (morto nell’incidente aereo con Buddy Holly e Ritchie Valens) per l’entusiasmante personaggio di Super Soul.
Alla regia c’è Richard Sarafian regista di origine armena che con questo film tocca il punto più alto della sua carriera. Il cast oltre al già citato e discusso Barry Newman, preferito per motivi di produzione a Gene Hackman vede la partecipazione tra i tanti di Cleavon Little, Dean Jagger e Anthony James.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: Vanishing Point
Titoli Alternativi: Verdwijnpunt Nul (Belgio), Внезапно изчезване (Bulgaria),Corrida Contra o Destino (Brasile), Grenzpunkt Null, Fluchtpunkt San Francisco, Fluchtpunkt San Franzisko (Germania), Speed (Danimarca), Punto límite: cero (Spagna), Med spiken i bottnet, Nasta laudassa (Finlandia), Point limite zéro (Francia), San Fransisco: Ora miden (Grecia), Točka nestajanja (Croazia), Száguldás a semmibe (Ungheria),Punto zero (Italia),Vanishingu Pointo (Giappone), Carrera contra el destino (Messico), Døden bak rattet (Norvegia), Znikajacy punkt (Polonia), Corrida Contra o Destino (Portogallo),Tačka nestanka (Serbia), Jakten mot nollpunkten (Svezia), Avto smrti (Slovenia), Исчезающая точка Soviet Union (Russia),Ölüm noktasi Turkey (Turchia), Carrera contra el destino (Uruguay)
Anno: 1971
Regia: Richard C.Sarafian
Cast: Barry Newman, Cleavon Little, Dean Jagger, Victoria Medlin, Paul Kosio, Robert Donner, Timothy Scott, Gilda Texter, Anthony James, Arthut Malet, Kalet Swenson
Durata: 99’ White
Casa di produzione: Cupid Productions, Twentieth Century Fox Film Corporation
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