The Hateful Eight
You only need to hang mean bastards, but mean bastards you need to hang.
Nel mondo di Quentin Tarantino le cose sono cambiate. Ma alla fine sono sempre le stesse. Il fatto di essere approdato a un pubblico che non necessariamente conosce Pam Grier, le Grindhouse e visti gli ultimi film, Sergio Leone e Sergio Corbucci, non gli impedisce di rimanere quello che è. Un ragazzo innamorato di un certo cinema. Un regista che cura in maniera maniacale tutti i dettagli dalla fotografia alla scenografia e che adora i dialoghi sfolgoranti, personaggi ben costruiti e surreali, un po’ di esplosiva violenza e svariate citazioni. E questa cosa si riscontra anche in un film difficile come “The Hateful Eight”. La spasmodica attesa per il secondo western di Tarantino finisce con la sorpresa che questo lavoro non è un vero western. Ma un film che usa il west (nemmeno quello polveroso) per una storia basata sullo schema dell’enigma della camera chiusa e che ricorda i lavori di Agatha Christie e i film di Hitchcock. Non mancano le autocitazioni soprattutto di “Reservoir Dogs” e un flash back che fa venire in mente “Pulp Fiction”. In più il buon Quentin si mette a fare critica sociale, parla di conflitti e di razzismo e soprattutto, ancora una volta, si diverte, creando un film che parte da un punto e nel corso della produzione si trasforma in qualcos’altro.
Tarantino è proprio quello di un tempo. Gira in 70mm alla faccia delle tecnologia, ha un grande budget ma cerca di nasconderlo volendo farci odorare quel senso da b movie, da produzione improvvisata. Naturalmente non è così, la crew è composta da Greg Nicotero quello di “The Walking Dead” che ha collaborato per i make-up effects, dal fido Robert Richardson direttore della fotografia e soprattutto con Ennio Morricone che ha scritto il primo score originale di un film di Tarantino. Anche gli interpreti non sono presi dal nulla e come sempre c’è un cast collaudato: Samuel L.Jackson, Kurt Russell, Tim Roth e Micheal Madsen. Ai quali si aggiungono Walton Coggins e Bruce Dern (già in “Django Unchained”), Jennifer Jason Leigh e Demian Bichir.
Tarantino non è più lui. “The Hateful Eight” non è un film semplice. È una lunghissima storia dall’impianto teatrale con dialoghi infinti, soprattutto nella prima parte, che mettono a dura prova anche il più grande fan del regista. L’azione si concentra quasi tutta in un emporio appena fuori una cittadina. Statica. Claustrofobica. Un posto in cui lo spettatore “arriva” dopo ben mezz’ora cioè quando inizia a succedere qualcosa e si entra nel vivo. Da lì dentro non ci si sposta più e si assiste a una vicenda divisa in capitoli, con un flash-back nella seconda parte e un’introduzione, strana e un po’ inutile, a uno di questi segmenti da parte dello stesso regista (nella versione originale).
Nella seconda parte “The Hateful Eight” appaga la voglia d’azione, con un crescendo drammatico che porta a un po’ di sana (e mai shoccante) violenza.
Wyoming inverno. Nevica e una diligenza viaggia verso la cittadina di Red Rock. A bordo c’è John “The Hangman” Ruth (Kurt Russell), un cacciatore di taglie e la sua prigioniera Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), spesso maltrattata e picchiata, che deve essere consegnata alla legge.
Nel loro tragitto trovano il Maggiore Marquis Warren (Samuel L.Jackson) ex soldato nordista e famoso cacciatore di taglie. E poi incontrano Chris Mannix (Walton Coggins) sedicente nuovo sceriffo di Red Rock. A causa della tempesta di neve il gruppo si rifugia nell’emporio di Minnie e Sweet Dave. I due proprietari però non ci sono, ma ci sono quattro strane persone, Bob il messicano (Demian Bichir), Oswaldo Mobray (Tim Roth), Joe Cage (Micheal Madsen) e il generale Smithers (Bruce Dern). Tra sospetti e alleanze la situazione esplode quando qualcuno avvelena il caffè. Da qui in poi in un crescendo si scopre l’intricata trama che dà la certezza che la salvezza non sarà facile per nessuno.
“The Hateful Eight” ha scatenato una specie di guerra tra tifosi. Tra chi lo approva e chi lo stronca. Di certo non è un film immediato e sicuramente è logorroico, ma tutti quanti lavorano al meglio con gli attori che rendono bene i personaggi e come detto una produzione che non lascia nulla al caso. E quindi resta l’ennesima, interessante visione di un regista che non si adegua ai canoni.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: The Hateful Eight
Titoli Alternativi: Iyrenc Sekkizlik (Azerbaijan), Омразната осморка (Bulgaria), Os Oito Odiados (Brasile), Les 8 enragés (Canada), Los 8 más odiados (Cile, Colombia, Argentina), Osm hrozných (Repubblica Ceca), The Hateful 8 (Germania), Les 8 Salopards, Les huit salopards (Francia), Οι μισητοί οκτώ (Grecia), Mrska osmorka (Croazia), Aljas nyolcas (Ungheria), Shmonat ha’snou’im (Israele), Los odiosos ocho (Spagna), Gresmingasis astuonetas (Lituania), Los 8 mas Odiados (Messico), Os Oito Odiados (Portogallo), Nienawistna ósemka (Polonia), Cei 8 odiosi (Romania), Podlih osam (Serbia), Омерзительная восьмерка (Russia), Osem hrozných (Slovacchia), The H8ful Eight, The Hateful 8 (USA), Los 8 más odiados (Uruguay)
Anno: 2015
Regia: Quentin Tarantino
Nazione: USA
Cast: Samuel L.Jackson, Tim Roth, Michael Madsen, Demian Bichir, Bruce Dern, Jennifer Jason Leigh
Casa di Produzione:
Durata: 187′
Social Profiles