La banda del gobbo

La banda del gobbo


Nell’ultima parte dice: “C’è una cosa sola vera, per chi spera, che forse…forse, un giorno, chi magna troppo adesso, possa sputà le ossa, che sò sante. Questo dice la canzone. Invece Marazzi Vincenzo, Er Gobbo de Roma, dice “io quelle osse ve le voglio fà cagà!

“Lui c’ha sette vite come i gatti” dice il fratello leggendo una lettera d’addio. Sarà vero ma il Gobbo finisce nel Tevere sulle note di “Roma Capoccia” di Venditti e anche se non si vede il cadavere (e ha le vite di un felino), non lo vedremo più in un film. Pare per colpa di diverbi artistici tra Lenzi e Milian, ma va a sapere.

Nel 2013 il produttore Massimiliano Caroletti (a essere sinceri più noto per essere il marito di Eva Henger) annuncia il film “Roma Capoccia” che dovrebbe segnare anche il ritorno del Gobbo nuovamente interpretato da Tomas Milian il quale dichiara d’avere un conto aperto con il cinema dopo aver visto il pessimo “Il ritorno del Monnezza”. E come dargli torto.

Il progetto però non va in porto, subendo una sorte peggiore rispetto al precedente lavoro dei due, la miniserie “Roma Nuda”, diretta da Giuseppe Ferrara con la presenza di Franco Califano, prodotta e ancora inedita. Chissà se dall’aldilà Ferrara, Califano e Milian riusciranno a sbloccare il tutto.
Quindi questa è l’ultima occasione, per ammirare il Gobbo o per meglio dire i fratelli Sergio e Vincenzo Marrazzi e per precisare ancor di più la bravura di Tomas Milian in un doppio ruolo.

Il Gobbo come tutti sappiamo arriva da “Roma a mano armata” dove duellava con Tanzi, qui invece cambia connotati e attitudine. Non si chiama più Vincenzo Moretto ma Vincenzo Marrazzi e soprattutto (oltre a spostare la gobba) non è più un perfido assassino ma figura più come un antieroe alla ricerca di rivalsa nei confronti della vita. Contro tutti e tutto, cercando di elevarsi dal paragone del topo di fogna che si vede in una delle scene migliori.

È inevitabile parteggiare per lui, quando fa fuori i suoi ex complici traditori e soprattutto quando al night club stermina un po’ di borghesi. Questo è il momento più alto e più denso di significato di tutto il film. Il Gobbo in un night club extra lusso, con l’amata, una prostituta, cerca la normalità, ma la gente lo deride e lui da buffone moderno, prende parola, inveisce contro la borghesia e infine compie la sua vendetta, sulle note di “Sora Rosa” di Venditti. Antieroe del popolo, amato da una parte di pubblico in “Roma a mano armata”, qui conquista il totale favore degli spettatori, con l’aiuto di Lenzi, bravo come sempre a dirigere e a sottolineare i momenti di violenza e azione. Nonostante le già citate divergenze.

Una figura così forte, ben delineata e ben interpretata confina a semplice contorno tutto il resto. Ma le regole del poliziottesco prevedono alcune cose, si sa, e vogliono alcune dinamiche. Quindi c’è il commissario, un carattere sfumato, interpretato da Pino Colizzi, che assiste impotente alle scorribande di Vincenzo Marrazzi. I nemici e gli amici del Gobbo, tutti grandi attori e/o caratteristi (Salvatore Borghese, Nello Pazzafini, Carlo Gaddi e il cameo di Solvy Stubing, senza dimenticare Isa Danieli) sono ottime spalle.

E poi c’è il gemello: Er Monnezza. Uno dei personaggi più famosi e amati di Milian. Una specie di alleggerimento del contesto a volte un po’ tirato (si veda tutta la parte del manicomio), diviso tra l’odio e l’affetto nei confronti del fratello, per il quale svolge a tratti il ruolo di complice, con un’imprevedibile sverzata di romanticismo nel finale.

La storia è al servizio dei virtuosismi di Tomas Milian e a dire il vero non è all’altezza delle migliori trame del poliziottesco. Il gobbo, come detto, cerca vendetta nei confronti della vita e nei confronti di un gruppo di complici che lo tradisce durante una rapina. Ci viene presentato come uno che ha avuto successo, seppur piccolo, in qualche malaffare in Corsica. Galvanizzato da ciò e convinto delle proprie capacità, propone ad alcuni amici un colpo facile. Ma durante la rapina lo tradiscono e cercano di ammazzarlo. Inutilmente. Tutto ciò scatena la sua ira e con astuti piani, fa fuori i suoi ex compagni. Velocemente, facilmente. Troppo in fretta e in maniera inverosimile.
Poi arriva la polizia che cerca di catturarlo, ma il Gobbo riesce sempre a fuggire mostrando la sua intelligenza e il suo pragmatismo, prima del drammatico e bellissimo finale.
Un Tomas Milian immenso che firma anche la sceneggiatura scritta a quattro mani con Lenzi è la ragione, quasi unica, per vedere “La banda del gobbo”.

Scheda Tecnica
Titolo originale: La banda del gobbo
Titoli alternativi: Échec au gang (Francia), I symmoria tou simademenou (Grecia), Il gobbo di Roma (Italia, working title), Blodsbröderna (Svezia), Kamburun çilesi (Turchia), Brothers Till We Die (USA), Die Kröte (Germania)
Anno: 1978
Nazione: Italia
Regia: Umberto Lenzi
Cast: Tomas Milian, Isa Danieli, Salvatore Borghese, Nello Pazzafini, Carlo Gaddi, Solvy Stubing, Luciano Catenacci
Durata: 95’
Casa di produzione: Dania Film, Medusa Distribuzione

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