Volúpia de Mulher
Frustration. Desperation. Titillation.
Lei gli dice di non chiamarle tette ma seno. Lui gliele palpa e poiché sono già nudi in un fiume, continuano con il petting e poi fanno sesso. Supponiamo, considerando quanto accade dopo, che lo facciano una seconda volta, ma sul più bello arrivano i genitori di lei. E s’incazzano. E cercano di obbligarla a sposarsi. Ma lei fugge a São Paulo.
È che a volte guardiamo film senza saperne nulla, guidati dall’onda dell’entusiasmo del titolo o della provenienza e “Volúpia de Mulher”, letteralmente la “voluttà della donna”, tradotto in inglese con un terribile “Chick’s ability”, ci ha attratto per entrambi i motivi. Siamo nel 1984, siamo in Brasile e per qualcuno, non tutti però, questo è un episodio della “Pornochanchada”. Il fortunato genere di commedie erotiche, che tanto deve a quelle italiane, che ha imperversato negli anni settanta e per la prima metà degli anni ottanta, con storie scollacciatissime, più di quelle italiane, lanciando anche artisti importanti.
Dicevamo che tutto ciò ci ha attratto ma non ci aspettavamo un inizio così sfolgorante, con corpi nudi, scene soft-core e pure un pene eretto. Il resto della storia continua con tante scene di nudo e di sesso, sulla base di una storia a lieto fine ma più drammatica che comica. Ritroviamo Cristina, la ragazza vista all’inizio, in ospedale dopo aver partorito. Ha trovato ospitalità presso un trans di nome Oswaldo, conosciuto ai più come Lili Marlene, che fa la prostituta e la magnaccia, ma che è di buon cuore. A questo filone di storia si aggiungono quello di una dottoressa (che ha in cura Cristina) fidanzata con un pittore che si porta a letto le modelle e di Carla una prostituta protetta da un bruto che vuole uccidere Oswaldo. Il figlio di Cristina ha un qualche grave problema di salute e deve essere operato. Un’operazione costosissima che spinge la ragazza quasi alla prostituzione e a soprattutto a fare la modella per il pittore di cui sopra. E i due alla fine s’innamorano.
Una produzione poverissima che sfrutta abitazioni e luoghi pubblici, con una regia e una recitazione di bassa qualità, per una storia piena di eventi e soprattutto raccontata in maniera interessante. Perché tutte queste rocambolesche vicende vengono narrate con continui flash back, che a parte non sempre rispettare lo scorrere del tempo che passa, riescono per un po’ a tenere alta l’attenzione dello spettatore. Poi gli ultimi minuti sono tutti per le scene soft-core, che alla lunga annoiano, poi arriva l’happy ending e un piccolo colpo di scena noir (si fa per dire) finale.
“Volúpia de Mulher” diretto da John Doo, un regista brasiliano cinese di nascita, con Helena Ramos e Vanessa Alves, è un film brutto tecnicamente ma con spunti interessanti. Da vedere per conoscere un cinema che a queste latitudini non sempre è considerato.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: Volúpia de Mulher
Titolo alternativi: The Chick’s Ability (USA)
Anno: 1984
Nazione: Brasile
Regia: John Doo
Cast: Helena Ramos, Romeu de Freitas, Vanessa Alves, André Loureiro, Alvamar Taddei, Germano Vezzini
Casa di produzione: Maspe Filmes
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