Velvet Buzzsaw
Critique is so limiting and emotionally draining
Ambientazione molto interessante, un super cast e un regista/sceneggiatore premiato e nominato agli Oscar per “Nightcrawler”.
Che cosa potrà mai andare storto? Bella domanda, ma la risposta è: quasi tutto.
“Velvet Buzzsaw” il cui titolo è riferimento a una band punk in cui suonava uno dei personaggi, rappresentando così la libertà dell’arte (Imdb cita anche che avrebbe a che fare con il cunnilinguo) è un film che fa satira sul mondo dell’arte e sulla commercializzazione della stessa. Un’idea non male alla quale si unisce l’intenzione di svoltare nell’horror. Però il tutto rimane brutalmente abbozzato, lasciando alla bravura degli interpreti le uniche cose degne di nota. Poco sangue. Poco mistero. Pochi colpi di scena. E una regia che svolge il compito, senza strabiliare.
Che cosa potrà mai andare storto? Bella domanda, ma la risposta è: quasi tutto.
“Velvet Buzzsaw” il cui titolo è riferimento a una band punk in cui suonava uno dei personaggi, rappresentando così la libertà dell’arte (Imdb cita anche che avrebbe a che fare con il cunnilinguo) è un film che fa satira sul mondo dell’arte e sulla commercializzazione della stessa. Un’idea non male alla quale si unisce l’intenzione di svoltare nell’horror. Però il tutto rimane brutalmente abbozzato, lasciando alla bravura degli interpreti le uniche cose degne di nota. Poco sangue. Poco mistero. Pochi colpi di scena. E una regia che svolge il compito, senza strabiliare.
Il sempre ottimo Jake Gyllenhaal interpreta Morf Vandewalt, uno stronzissimo e influente critico d’arte capace di rovinare o esaltare la carriera degli artisti. Ottimo, credibile e divertente, si trova al suo fianco l’altrettanto ottima Rene Russo, proprietaria di una nota galleria e Zawe Ashton una sua collaboratrice. C’è pure John Malkovic, istrionico artista, il cui ruolo nella storia, francamente ci sfugge (ma è sempre bello vederlo all’opera). Completano il ricco cast Natalia Dyer (Nancy di “Stranger Things”) e Toni Collette (che sì, ha fatto “The Sixth Sense”, ma per noi resta la mamma di “Little Miss Sunshine”), per non citare tanti altri nomi più o meno conosciuti.
Bene, in questo mondo ipocrita, sovrastimato e autoreferenziale, tra opere d’arte più o meno decenti, Josephina (Zawe Ashton), trova per puro caso una serie di tele dipinte da uno sconosciuto artista, che viveva, prima di morire, nel suo stesso palazzo. Vetril Dease è il nome dell’anziano e oscuro uomo dietro a quella che è una miniera d’oro. Ma Dease non avrebbe voluto che la sua arte fosse commercializzata e, in qualche modo, si vendica su chi cerca di trarne profitto.
Dan Gilroy che avuto l’idea visitando una galleria di arte contemporanea, ha detto che la gente ha perso il rispetto per gli sforzi dell’artista, in cambio di una mercificazione dell’arte. Il suo tentativo, seppur onorevole di ironizzare su tutto, non va oltre al prodotto commerciale.
Bene, in questo mondo ipocrita, sovrastimato e autoreferenziale, tra opere d’arte più o meno decenti, Josephina (Zawe Ashton), trova per puro caso una serie di tele dipinte da uno sconosciuto artista, che viveva, prima di morire, nel suo stesso palazzo. Vetril Dease è il nome dell’anziano e oscuro uomo dietro a quella che è una miniera d’oro. Ma Dease non avrebbe voluto che la sua arte fosse commercializzata e, in qualche modo, si vendica su chi cerca di trarne profitto.
Dan Gilroy che avuto l’idea visitando una galleria di arte contemporanea, ha detto che la gente ha perso il rispetto per gli sforzi dell’artista, in cambio di una mercificazione dell’arte. Il suo tentativo, seppur onorevole di ironizzare su tutto, non va oltre al prodotto commerciale.
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