Seksmisja
Kieslowky, Wajda e ci mettiamo di riflesso anche Polansky. L’ottimo cinema polacco di grandi registi e intensi film d’autore si trova tra i suoi episodi più riusciti ed amati questo “Seksmisja”, traducibile in “Sex Mission”. Titolo sospetto, per un film girato in tempi non sospetti. 1984.
Uno sci-fi tra il comico e il sexy. Molto strano, molto sospetto che un così banale soggetto abbia generato un film di culto, che il pubblico polacco a seguito sondaggio ha incoronato come il più bel film degli ultimi trent’anni.
Il trucco c’è, ma non si vede. E diciamo subito che “Seksmisja” non meriterebbe di stare in questo blog di “B Movies”, perchè dopo averlo visto ci si rende conto che questa pellicola di Juliusz Machulski è un capolavoro di raffinata intelligente satira.
“Seksmisja” riesce nell’intento di descrivere e criticare una società nella quale i cittadini sono soggiogati da un regime che mente e nega primarie libertà.
Esagera veramente troppo però, nel descrivere “l’altra parte” che appare perfetta in ogni suo aspetto. Mentre…beh…lo sappiamo. Ma questo è l’unico difetto per una pellicola che nella sua satira mette scene demenziali e sexy che alleggeriscono il contesto e allontano i soliti “sospettosi”. Ci sarebbe piaciuto vedere un po’ più di gioco comico tra i due protagonisti, uno sviluppo maggiore dei personaggi, ma questo proprio per fare i precisi.
I due però invece di svegliarsi pochi anni dopo, si ritrovano nel 2044 scoprendo presto che la società da loro conosciuta è stata soppiantata da un regime femminile, nel quale gli uomini sono vietati, banditi, cancellati dalla storia e soppiantati da un preciso processo di partogenesi. Questa civiltà femminile vive in un enorme grattacielo interrato ben protetto dall’apocalittico mondo esterno pieno di radiazioni.
Dopo vari tentativi di convincere il regime della propria bontà e soprattutto dopo aver cercato la fuga, in maniera comica, riescono con l’ausilio di una “rivoltosa” a fuggire e a vedere la realtà occultata dal regime nonché le bugie dello stesso.
Altra chiave di lettura, si può trovare più superficialmente nel conflitto tra sessi, anche se rappresenta un obiettivo secondario.Nel cast troviamo Olgierd Łukaszewicz e Jerzy Stuhr due vere e proprie star nel loro paese, dove rivestono ruoli istituzionali nel cinema polacco oltre ad aver vinto numerosi premi anche all’estero. Nell’ampio campionario femminile emerge Beata Tyszkiewicz la “first lady” del cinema polacco, che ha avuto l’onore di lavorare con i migliori registi del suo paese.
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