Forgive Me
For Raping You
Dont’ call me Fater. Call me daddy
Leggendo solo il titolo potrebbe sembrare che stiamo per parlare di un film d’accusa. Una di quelle pellicole che vanno giù pesanti con qualcosa di intoccabile. E se buttiamo anche un’occhiata veloce alle prime righe della sinossi, sembra proprio che questo film sia d’accusa. Complimenti per il titolo, possiamo dire dopo averlo visto. Efficace. Ma quello che c’è dietro, forse è meglio dire sotto, è tutt’altro che una storia che denuncia le sofferenze e la violenza.
Questo film americano del 2010 prodotto dalla Rough Pictures per la regia e sceneggiatura di Bill Zebub, autoproclamatosi “Re dei B Movies” entra nel filone dei film fatti in casa che osano tutto quello che non si è mai osato prima. Un tentativo di andare oltre che colpisce più l’idea che il contenuto, mostrandoci un film dal senso forte ma dalle scene soft.
Quasi tutto girato in interni, “Forgive Me For Raping You”, ci racconta la storia di un prete o presunto tale che si insinua in case di giovani donne che cura dai propri malanni dell’anima, denudandole e abusando di loro, per poi ucciderle. Ampi nudi femminili, molto dettagliati, nessun maschile (il prete violenta con i pantaloni addosso) e nessuna traccia di sangue, a parte una coltellata, visto che il prelato preferisce strangolare.
Una musica tesa accompagna la storia dall’inizio alla fine, mentre un occhio a volte movimentato mostra le vicende. L’unico lato apprezzabile dell’intera pellicola sono gli inserti tra un omicidio e l’altro, che lasciano intendere che il protagonista non ha colpito solo in casa ma anche nei boschi.
Ciò detto un’ora e quarantanove di pellicola di scene soft-core gratuite sono davvero tante. A voi la scelta se si tratta di bassa pornografia o di alto cinema undeground. Di sicuro se vi piacciono le pellicole come “Amateur Porn Star Killer” questo film fa per voi.
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