Fear the Walking Dead
Stagione 5
Just tell me where you’re from, what you are, what you’re doing out here
Spulciando questo fantastico sito, ho notato che non ho scritto nulla in merito a “Fear the Walking Dead”, stagione numero quattro. Non ricordo perché, forse me ne sono dimenticato o forse, nonostante gli sforzi di cambiare e l’inserimento di Morgan col suo bastone, già di “The Walking Dead”, l’ho giudicato ininfluente. Beh, in ogni caso siamo alla quinta serie.
Anzi, oserei dire la “coraggiosa” quinta serie. La “buonista” quinta serie, usando un termine caro alla destra. Coraggiosa e buonista, perché forse gli autori si sono resi conto che la linea narrativa di questa serie, partita come alternativa sociale e geografica del ben più noto “The Walking Dead”, stava diventando una semplice scopiazzatura delle avventure di Rick Grimes, Daryl, Michonne e soci vari e così hanno deciso di dare un “brusco” cambiamento.
Morgan con la sua voglia di scendere a patti con chiunque è diventato qui la star della serie nonché il leader di un gruppo che ha solo un obiettivo: aiutare chi è in difficoltà. Così, lasciano messaggi, video e tracce su come contattarli. I buoni samaritani dunque, che però così facendo si ficcano in casini memorabili, attirando su di loro varie attenzioni, spesso non volute. A sorpresa il gruppo “arruola” anche Dwight l’ex braccio destro di Negan, sempre alla ricerca della moglie ma ora convertito alla bontà. Robe che il Papa dovrebbe pensare almeno a una beatificazione per i loro miracoli.
Tutto sommato per due serie dove i colpi di scena si limitano all’uscita di personaggi usurati da tempo, non è una brutta pensata. Però “Fear the Walking Dead” stordisce lo spettatore con una serie infinita di buone azioni, buoni sentimenti, di rientri di vecchi personaggi e inserimenti di ogni tipo di persona che rappresenta la società (ora abbiamo anche bambini e un rabbino) dimenticandosi di mettere il cattivo di turno, immancabile aspetto, per ogni storia che si rispetti. A detta degli autori.
O per meglio dire, il cattivo c’è, si chiama Logan (Matt Frewer) ed è un hillbilly con interesse nel petrolio/benzina a capo di un gruppo piuttosto scialbo. A un certo punto, secondo me, gli autori si sono resi conto che non funzionava, così lo ammazzano e lo sostituiscono con una cow-girl di nome Virginia che gestisce diversi posti dando ospitalità e cibo ai suoi in cambio di lavoro. Esatto: una Negan a cavallo, ma senza grande appeal.
Lei sempre sorridente ci porta a un finale strappalacrime, ottimo appunto per una storia di buoni sentimenti.
Kirkman ci prova, ma cade nei soliti errori. Troppe puntate, poco mordente e momenti assurdi. Il top trash si tocca con John, noto pistolero, che spara a un’ascia spezzando in due il proiettile che va a uccidere ben due zombie.
C’è pure un possibile crossover con “The Walking Dead”, ma chissà, grazie a una misteriosa militare a bordo di un elicottero hi-tec e super addestrata che però s’innamora di Althea (…).
La sesta serie presenta un poster minaccioso, vedremo se è un vero cambio o se è la solita “non” sorpresa di Kirkman.
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