Dariya Dil
My father made fun of me sitting on this very chair! lnsulted me!
Due ore e quaranta, bastano per raccontare il melodramma di una famiglia. Potrebbero raccontarci anche delle generazioni passate e di quelle future.
Ma qui nel magico mondo di “Bollywood” tutto è concesso e il regista K.Ravi Shankar forte del suo lungo curriculum, si diverte a dilatare il tutto. L’apice, il crollo e la resurrezione.
Ma qui nel magico mondo di “Bollywood” tutto è concesso e il regista K.Ravi Shankar forte del suo lungo curriculum, si diverte a dilatare il tutto. L’apice, il crollo e la resurrezione.
“Dariya Dil” film di “bollywood” del 1988 è un melodramma famigliare che ricorda i romanzi popolari e le “telenovelas”. Gronda di retorica, sulla fede, impegno, obbedienza e lealtà, che si spalmano su una storia ricca di colpi di scena ma anche di situazioni comiche che finiscono nel più classico lieto fine. Nulla di strano, visto che questa pellicola segue la linea di tanti altri film di “Bollywood”, ma “Dariya Dil” passa alla storia per la scena che ha spopolato su Youtube, quella denominata “Indian Superman”, nel quale il protagonista sogna di ballare con l’amata, vestita da spider woman.
Una scena cult, stupenda e assurda, comicamente devastante che però ha portato molti a pensare che questa fosse la versione indiana di Superman. Niente di tutto questo. Purtroppo.
“Dariya Dil” invece racconta la vicenda di una ricca famiglia, il cui padre venuto su dal nulla è un imprenditore attentissimo ai soldi, all’apparenza avaro, ma in realtà molto generoso. Lui ha tre figli due dei quali, viziati e poco inclini al lavoro che bramano il denaro. Il terzo e il più giovane, protagonista della pellicola, nonché ballerino con costume di “Superman” invece segue i dettami del padre.
I due “cattivi” aiutati dalle rispettive avidi moglie e da un cognato ancor più cattivo, rovesciano il sistema del padre che viene fatto uccidere. I fratelli conquistano il potere, cacciano madre e fratello più piccolo di casa e danno l’azienda in mano cognato.
Ma…surprise il padre non è morto, torna e con qualche stratagemma fa crollare i cattivi. I figli si rendono conto d’aver sbagliato e chiedono scusa. Happy Ending.
Devozione, aiuto per i deboli, duro lavoro e anche una certa satira e critica nei confronti dell’impero britannico. Godibile pellicola con almeno tre scene “cult”.
Ravi, il figlio più piccolo, nonché esempio di rettitudine e di ballo è interpretato dall’attore Govinda. Una vera star di Bollywood nonché uomo politico dell’Indian National Congress Party, formazione di centrosinistra (magari avercelo in Italia…).
Lei invece, la Spiderwoman e amata di Ravi è la famosa Kimi Katkar altra icona anni ottanta del cinema indiano. Attrice, modella, molto graziosa ha deciso a inizi anni novanta di abbandonare il cinema per andarsene col marito a vivere in Australia, probabilmente volando come nella famosa scena. Anche gli altri interpreti possono vantare un curriculum e una fama piuttosto abbondante, iniziando con i genitori il “padre”, Kader Khan, e la “mamma” Shona Anand, per passare poi a uno dei cattivi interpretato da Gulshan Grover, abituato a ruoli di questo tipo e per finire col regista e produttore Raj Kiran. Un film super, anche senza il noto supereroe.
Lei invece, la Spiderwoman e amata di Ravi è la famosa Kimi Katkar altra icona anni ottanta del cinema indiano. Attrice, modella, molto graziosa ha deciso a inizi anni novanta di abbandonare il cinema per andarsene col marito a vivere in Australia, probabilmente volando come nella famosa scena. Anche gli altri interpreti possono vantare un curriculum e una fama piuttosto abbondante, iniziando con i genitori il “padre”, Kader Khan, e la “mamma” Shona Anand, per passare poi a uno dei cattivi interpretato da Gulshan Grover, abituato a ruoli di questo tipo e per finire col regista e produttore Raj Kiran. Un film super, anche senza il noto supereroe.
Titolo Originale: Dariya Dil
Anno: 1988
Nazione: India
Regia: K.Ravi Shankar
Cast: Govinda, Kimi Katkar, Kader Khan, Gulshan Grover, Raj Kiran, Shoma Anand, Asrani
Durata: 160′
Ti confesso una cosa (che non so se dipenda dal fatto che sono definitivamente andato o solo dal fatto che invecchio): adoro guardare film come questo o film turchi o telenovelas insulse, senza volume.