Guinea Pig III:
He Never Dies
In inglese suona perfetto: “Gore Flick”. In italiano si può catalogare in vari modi, ad esempio potremmo definirlo come grottesco. In ogni caso il terzo episodio dei “Guinea Pig” è un degno horror assai diverso dal serio fiume di sangue dei due predecessori. Qui per la prima volta abbiamo una realizzazione più cinematografica e una struttura narrativa. Qui il contesto è assurdo, incredibile e strappa qualche risata.
Che poi possa piacere uno che si taglia a fette è un altro discorso, ma se non altro si racconta qualcosa dando un motivo e un (non)senso al tutto.
Masatosh Nakamura è un impiegato depresso, senza amici e con pochi interessi che decide di farla finita tagliandosi i polsi. Tutto inutile. Dopo averlo fatto si rende conto di essere ancora vivo e vegeto. Immortale o zombie? Dopo i primi momenti di inquietudine, trova l’utilità della cosa e si vendica di un amico che gli ha rubato la donna, invitandolo a casa e facendosi a pezzi davanti a lui. Nel casino più totale, infine, in casa giunge anche lei. Storia vera successa a Tokyo dice il narratore che introduce la storia e che chiude questo cortometraggio.
Disgustoso e sanguinoso come gli altri, pieno di dettagli gore, “He Never Dies” è un’ulteriore prova di bravura e capacità dei giapponesi con gli effetti speciali. È tutto credibilissimo. E se non fosse una cosa impossibile per il genere umano sicuramente avrebbe creato i soliti sconvolgimenti del caso. Anche la sua realizzazione fa parte del documentario “Making Of Guinea Pig”.
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