La polizia ha
le mani legate
-Ammazzarli? Bisognerebbe ammazzarli tutti!
-Tutti fascisti!
-Eee fascisti, fascisti…oggi basta dire fascisti per sistemare tutto! Ma che fascisti!
-Secondo me sono rossi!
-Ma che rossi! Chi mette le bombe è fascista! Poi non importa il colore!
-E gli anarchici? So io chi bisognerebbe ammazzare!
I densi anni settanta, la strage di Piazza Fontana, il caso Pinelli e tanto altro ancora, finiscono in un film che rischia mischiando cronaca e critica sociale con i temi del poliziottesco.
Un equilibrio difficile da mantenere, per una pellicola altrettanto difficile da capire per chi, come noi, quegli anni non li ha vissuti, ma li ha solo studiati e/o visti sul grande schermo.
In questi casi per non sbagliare ci piace salire sulla macchina del tempo e scartabellare (in realtà cliccare) negli archivi dei quotidiani e leggere le recensioni dell’epoca cercando di capire che aria tirava in quel momento e come il film fu accolto.
Con “La polizia ha le mani legate” il gioco è molto divertente, perché Luciano Ercoli, che da poco ci ha lasciato, pur non essendo uno specialista del genere, riesce a incidere e a scatenare una serie di reazioni piuttosto accese.
“La Stampa” giornale moderato, in merito a questo film scrive che è “irrazionale” e che “non basta concludere il racconto dicendo che “La Polizia Ha Le Mani Legate” quindi non può agire sottintendendo che i politici non vogliono giustizia. Una dichiarazione così importante non ha alcun valore se non è sostenuta da una solida struttura cinematografica. Infatti i personaggi sono manichini, non caratteri. La recitazione lascia a desiderare”.
A sinistra “L’Unità” risponde in maniera molto più pesante “La polizia brancola nel buio o meglio si lascia sfuggire con imperdonabile goffaggine diversi appuntamenti con i colpevoli. La verità non verrà mai offerta ai protagonisti del film e del resto non sarà neppure premiata la pazienza dello spettatore inopinatamente incuriosito. Perché? Il decesso del novanta per cento dei personaggi è chiamato a garantire l’illibatezza dell’enigma e potremo quindi soltanto intuire che la strategia della tensione concepita dall’alto non ha colore né prospettive immediate. Guarda caso, però, gli emissari del terrore sono giovani drogati anticonformisti e prediligono l’abbigliamento democratico. (…) I suoi beceri propositi, tuttavia, non sembrano sostenuti dalla necessaria sfrontatezza e il pasticcio naufraga grossolanamente nell’incongruo”.
Scontentare tutti non è di certo facile e ci dispiace non aver trovato una recensione di un giornale di destra ma Ercoli riesce in questo “invidiabile” intento accusando da un lato i servizi segreti deviati ma dall’altro descrivendo i criminali come giovani drogati capelloni (alcuni) vestiti col Parka.
Alla fine è difficile da dire da che parte stia questo film, forse il regista ha cercato una via neutrale, seguendo le fumose indagini di Piazza Fontana, mettendoci dentro appunto i servizi segreti e giovani antagonisti, dimenticandosi a onor del vero di quelli destra (i veri colpevoli) relegati in una battuta “sono i fascisti che mettono le bombe” detta da un passeggero su un Tram.
Un lavoro accusatorio di un sistema statale deviato, che però non affonda il colpo fino in fondo, rimanendo relegato a capitolo, sebbene un po’ diverso dal solito, del poliziottesco. Un’assonanza con il nome di un sospettato algerino che suona come “belcazen”, toglie ulteriore spessore al tutto.
Claudio Cassinelli è il commissario Matteo Rolandi, un uomo di legge meno di ferro di altri suoi colleghi del poliziottesco, più ironico, forse disilluso, che si trova a indagare su un sospetto in un albergo di Milano, proprio quando esplode una bomba. Un attentato non c’è dubbio. Il suo fido collaboratore Luigi Balsamo interpretato da Franco Fabrizi, incrocia poche ore dopo il sospetto attentatore. Il giorno dopo però Balsamo viene ucciso, dando così inizio a una serie di strani fatti, di depistaggi, di morti sospette che impediscono alla legge di far luce sull’accaduto. Rolandi pian piano fiuta qualcosa e decide di gestire le indagini in piena autonomia.
A tratti un po’ lento “La Polizia ha le mani legate” mostra qualche momento di buona regia e le solite ottime musiche di Stelvio Cipriani.
Scheda tecnica
Titolo Originale: La polizia ha le mani legate
Titoli Alternativi: Portrait of a 60% Perfect Man, The Police Can’t Move (internazionali), Полицията с вързани ръце (Bulgaria),Brigada antidroga (Spagna), Boites à fillettes, La police a les mains liées, Les dossiers rouges de la mondaine (Francia), Terreur in Milaan (Olanda), Killer Cop (Germania)
Anno: 1975
Nazione: Italia
Regia: Luigi Ercoli
Cast: Claudio Cassinelli, Arthur Kennedy, Franco Fabrizi, Sara Sperati, Bruno Zanin, Francesco D’Adda
Durata: 92’
Casa di Produzione: Produzioni Atlas Consorziate
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