The Green Inferno
-Riesci a mangiare quello schifo?
-Ma è soltanto maiale!
-Se vogliamo davvero scappare abbiamo bisogno di energia!
-Io sono vegana!
La maglietta con la scritta “Cannibal Holocaust” che Eli Roth sfoggiava sul set di “Hostel II” doveva farci immaginare che l’omaggio a Ruggero Deodato sarebbe andato oltre. Più in là delle dichiarazioni di stima e d’amore. Più resistente delle infondate polemiche tra i due. “The Green Inferno”.
Roth che cita Herzog come ispirazione prende il titolo dal secondo segmento del leggendario film del regista italiano che se vogliamo ne spiega anche il senso. “The Green Inferno” era il flash back dei quattro inviati in Amazzonia e quello di Roth è un flash back sul cinema cannibal italiano.
Un omaggio, un attestato di stima per un genere che ha vissuto un breve ma intenso momento di celebrità. “The Green Inferno” non è nulla di più di questo. Non è un horror che punta a oltrepassare i limiti e non vuole superare lo scandalo della sua principale fonte d’ispirazione. Una versione moderna, si potrebbe dire, delle storie antropofaghe con centro una critica spietata ai leader di piazza, ai guru populisti, capaci di trascinare le masse con intenti che sulla carta sembrano puri ma che nascondono verità inquietanti.
Ancora una volta Roth parla di viaggi con un’opinione negativa nei confronti degli Stati Uniti, sempre pronti a volersi immischiare in fatti non propri.
Lo splatter parente del Cannibal vuole e impone battute demenziali che Roth prontamente fornisce, ma, per qualche ragione facilmente immaginabile il regista esclude del tutto i nudi, altro aspetto irrinunciabile di questo tipo di film.
Pubblicizzato come il più spaventoso e terribile film degli ultimi anni, “The Green Inferno” ha immagini forti ben realizzate e sottolineate da alcuni movimenti di camera. Roth è un regista capace e soprattutto conosce bene il genere ma il suo film non tocca punte di disgusto tali da poter shoccare il pubblico. Almeno un certo pubblico. Prodotto non a uso e consumo esclusivo degli appassionati (vedi maniaci) del cinema di genere o dei b movie, “The Green Inferno” non sempre riesce a trasmettere allo spettatore medio il suo messaggio d’intrattenimento e soprattutto, come detto, di omaggio al genere Cannibal.
La struttura narrativa non è delle più facili. Segue i canoni del genere ma fa iniziare l’azione dopo ben quasi quaranta minuti. Una lunga attesa nella quale ci vengono presentati i protagonisti, cioè la carne da macello.
Justine figlia di un dirigente Onu si aggrega a un gruppo di attivisti che si battono contro il disboscamento dell’Amazzonia peruviana. Ferdinando è il leader, bello e carismatico, che organizza un’azione sul posto. Partono per il Perù e bloccano le ruspe. A obiettivo raggiunto con diretta in streaming in tutto il mondo, i nostri ripartono in aereo.
Il maledetto, fottutissimo, aereo. Quello che nei film di genere cade sempre, uccidendo alcuni e lasciando gli altri in balia di una sconosciuta tribù cannibale. Ed è quello che succede anche qui. Scambiati per nemici, i superstiti finiscono in gabbia da un gruppo di colorati indigeni che ne mangiato subito uno a pranzo. Il più grasso muore subito e gli altri rimangono imprigionati cercando di scappare e diventando pure oggetto di rituali tra i quali l’infibulazione. Ferdinando svela i suoi veri scopi, raggiungendo momenti paradossali e tra corpi fatti a pezzi e incerti tentativi di fuga, al mondo “sviluppato” arrivano le immagini di questa tribù e la denuncia dello sfruttamento dell’Amazzonia.
I titoli di coda aprono a un sequel che dovrebbe uscire nel 2018 per la regia di Nicolás López e avere come titolo “Beyond the green inferno”. E speriamo sia migliore del sequel di “Hostel”.
Un cast giovane e volenteroso ma con maschere individuali non da persone comuni (citiamo l’intervista a Tarantino su “True Detective”) e a quanto si legge poco informato sulla storia del genere, compie il suo dovere in un film non memorabile ma fatto bene e che potrebbe aprire al revival del genere Cannibal.
Girato in Cile e in Perù, oltre che a New York, “The Green Inferno” doveva uscire un anno fa, ma a causa di problemi della “Worldview Entertainment” che si doveva occupare della “P&A”, il film ha subito un ritardo. Problemi. Un’altra cosa che accomuna il film di Roth a quello di Deodato, anche se “Cannibal Holocaust” andò oltre facendo scoppiare un grande scandalo. Ma d’altronde “The Green Inferno” è la versione light. Anche in questo.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: The Green Inferno
Titoli Alternativi: Yasil Cehennem (Azerbaijan), Brasile (Canibais), Caníbales (Cile), Κανίβαλοι (Grecia), Kanibalai (Lituania), Caníbales (Messico), Inferno Canibal (Portogallo), Зеленый ад (Russia)
Anno: 2013
Nazione: USA
Regia: Eli Roth
Cast: Lorenza Izzo, Ariel Levy, Daryl Sabara, Kirby Bliss Blanton, Magda Apanowicz, Sky Ferreira
Durata: 100′
Casa di Produzione: Worldview Entertainment, Dragonfly Entertainment, Sobras International Pictures
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