Finders Keepers, Losers Weepers

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Chi trova tiene, chi perde piange (Finders Keepers, Losers Weepers) è un detto anglofono, oltre a una canzone di Elvis che ha evidentemente ispirato il nostro amatissimo Russ Meyer.
Ma il senso del proverbio è anche il destino di chi si perde questo film. Chi lo trova se lo “tiene” e chi se lo perde, dovrebbe piangere. 
Sebbene non sia al livello dei suoi film più famosi, questo è un piccolo e interessante lavoro che mostra le scintille delle idee pop di Meyer, da quei Lovers che sostituiscono i Losers originali. Idee che poi esploderanno pochi mesi dopo nel roboante “Vixen!”.
Potremmo anche pensare che il nostro qui stia scaldando i motori per i film successivi, prendendo anche idee dal passato e l’inizio del film non fa altro che confermare questa ipotesi. Deserto. Una Fiat 124 cabrio sfreccia tra la sabbia, mentre una ragazza maggiorata con un casco in testa balla in topless. Zoom. Camera sbilenca e zoom sulle tette di una ballerina che sta ballando in topless in un club. Allegria e sensualità sulle note soul di una canzone composta da Marvin Elling, che diventa poi un brano pop di William Loose e Stu Philips che sarà campionato negli anni novanta in “History Repeating” dei Propellerheads e Shirley Bassey. 

Due zoom sull’insegna della birra Budweiser, che qualche soldino deve averlo dato e poi via in una storia che mischia sesso e violenza. Una storia però differente da quelle alle quali siamo abituati, quelle nelle quali Meyer ci butterà al centro dei suoi folli vortici. Perché in questo film del 1968, non c’è l’erotismo allegro, non ci sono i personaggi da cartoon colpiti da una violenza fortissima che alla fine sembra comicità slapstick, no, c’è meno allegria, una violenza fine a se stessa e un calo narrativo nella parte centrale. 
I personaggi di questa storia, sono sì mossi, come tanti altri del King of Nudies, quasi unicamente da istinti carnali ma sono privi del tutto del grottesco e dell’assurdo, accompagnandoci così una storia molto dura, noir, claustrofobica non facile da assimilare subito. Naturalmente non mancano un’ampia dose di tettone e di scene soft-core, ambientate in un club e in varie camere da letto.  Il locale che si chiama “Red Carpet” è di proprietà di due soci, Paul e Ray. Il primo sebbene sia sposato con la focosa e bellissima Kelley, preferisce frequentare il bordello gestito dall’altrettanto formosa Claire, con tanto ardore che non sempre la sua presenza è gradita.
Kelley che cerca di riconquistare il marito, si lancia in un numero da ballerina nel locale (per certi versi come farà Lavonia/Lola Langusta) ma conquista Ray che la seduce in una piscina.
Nel frattempo però due rapinatori, inviati da una terza persona, entrano nel locale sequestrano Paul e poi Ray e Kelley di ritorno dal loro momento hot, dando il via a una spirale di violenza che risparmia pochissime persone.
Sebbene diverso e meno interessante di tanti altri suoi film “Finders Keepers, Lovers Weepers!” funziona, il film regge dall’inizio alla fine, aiutato anche da una bella colonna sonora e da dei titoli di testa molto originali.  Gli interpreti sono attori e attrici che nella maggioranza dei casi hanno fatto poco nel cinema o hanno interpretato parti minori, serie TV comprese.  Lavelle Roby che interpreta la spietata Claire, merita tra questi la citazione perchè dopo aver esordito in questo film ha partecipato a “Beyond The Valley of Dolls”, e a “Sweet Sweetback’s Baadasssss Song” oltre a numerose serie TV.
Chiudiamo segnalando l’incredibile titolo italiano “Marinai in guardia, amanti gementi”, con i loosers che questa volta pensano al titolo. E noi diventiamo weepers.

Scheda Tecnica
Titolo Originale: Finders Keepers, Lovers Weepers!
Titoli Alternativi: Marinai in guardia, amanti gementi! (Italia), Sexchok (Danimarca), À corps perdus (Francia), Finders Keepers, Lovers Weepers! Null Null Sex (Germania)
Regia: Russ Meyer
Anno: 1968
Nazione: Usa
Cast: Lavelle Roby, Anne Chapman, Paul Lockwood, Gordon Wescourt, Duncan McLeod, Robert Rudelson
Durata: 71′
Casa di Produzione:  Eve Productions