Marquis de Sade:
Justine
Is it true that prosperity may accompany the more bad behavior while the misfortune tirelessly heels virtue?
Disse lui, che un giorno gli telefonarono per annunciargli d’aver trovato la soluzione ideale per l’interprete principale. Era giunto il tempo, secondo i produttori americani, dei figli d’arte. Aggiunge, sempre lui, che questa ragazzina è insolente e incapace e che no, non la voleva, lui voleva Rosemary Dexter. Disse (a quanto pare) lei, che questo film lo dimenticherebbe volentieri e va sapere se è per colpa di qualche scena un po’ calda, se per l’ispirazione da De Sade o se questo lavoro contrasta pesantemente con l’immagine con cui si identifica maggiormente. Beh, Romina Power ha avuto un periodo della vita intenso e scanzonato, tra film e servizi fotografici sexy e vita mondana scatenata, prima di incontrare e innamorarsi del contadino/cantante Al Bano Carrisi e diventare sinonimo di famiglia felice e sana per tutti gli anni settanta e ottanta.
Tornando a quel “lui” dell’inizio, dobbiamo dire che il buon Jess Franco si trova in una ricchissima produzione internazionale che coinvolge pure la “American International Picture” e che gli permette di lavorare con attori come Klaus Kinski, Mercedes McCambridge, Sylva Koscina, Akim Tamiroff, Gustavo Re e Maria Rohm da poco entrata nel giro di Franco e sposata con il produttore Harry Alan Towers che qui scrive anche la sceneggiatura.
Girato interamente a Barcellona, sfruttata sapientemente da Franco che usa tra le tante location il Parque Güell, il Parc de Montjuïc, la Ciutat Vella, “Marquis de Sade: Justine” è un lunghissimo (124’, la versione uncut) e movimentato film che di tanto in tanto ci regala interessanti visioni del nostro amatissimo regista spagnolo. Cura dei dettagli, ottima fotografia (curata da Manuel Merino che si occupa anche di “Vampyros Lesbos”), interessanti movimenti di macchina, musiche di Bruno Nicolai e un solo grande difetto che abbatte il tutto: Romina Power.
La diciassettenne figlia di Tyron, aveva già alle spalle una discreta esperienza cinematografica e si trova qui in un ruolo troppo grande per lei, che ricopre pure con scarsa voglia come si vede in alcune scene. Leggende narrano che in alcuni casi la tanta violenza che subisce il suo personaggio, fosse un po’ reale per ottenere una reazione spontanea. Chissà, fatto sta che Romina Power è il fulcro della storia, protagonista di quasi tutte le scene e come detto appiattisce il dramma e il sadismo della storia.
Lei è Justine, sorella di Juliette (Maria Rohm), personaggi di un De Sade incarcerato e sognante che durante la detenzione scrive la storia. Rimaste orfane e sfrattate dal convento in cui vivono, le due sorelle cercano una soluzione. Juliette finisce in un bordello, mentre Justine inizia una lunga peregrinazione che la porta a contatto con i peggio farabutti del luogo. Fa la serva ma è ingiustamente accusata di furto e incarcerata. Scappa dal carcere e si trova in compagnia di criminali che cercano di abusare di lei. Incontra un pittore, amore della sua vita, ma deve fuggire perché braccata finendo in un castello dove il Marchese omosessuale pianifica di uccidere la moglie (la bellissima Sylva Koscina), incolpando poi lei. E ancora finisce in un convento sadico, diventa un’attrazione erotica teatrale, prima di ricongiungersi con la bella sorella Juliette.
Tante situazioni per un film interessante e sicuramente ben fatto. Difetti a parte.
Scheda Tecnica
Titolo Originale: Marquis de Sade: Justine
Titoli alternativi: Santuário Mortal (Brasile), Dulce Justine, Marqués de Sade: Justine (Spagna), Justine (Finalandia), Justine de Sade, Justine ou les infortunes de la vertu, Les deux beautés (Francia), Justine and Juliet (UK), Justine ovvero le disavventure della virtù (Italia), Жюстина маркиза Де Сада (URSS), Deadly Sanctuary, Justine, Marquis de Sade’s Justine (USA), Justine (Germania)
Anno: 1969
Nazione: Liechtenstein/Germania/Italia/USA
Regia: Jesus Franco
Cast: Klaus Kinski, Romina Power, Maria Rohm, Carmen De Lirio, Akim Tamiroff, Gustavo Re, Mercedes McCambridge, Sylva Koscina
Durata: 124′
Casa di produzione: Etablissement Sargon, Corona Filmproduktion, Aica Cinematografica S.R.L, American International Pictures
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