I ragazzi
del massacro
Devi capire in un caso come questo cosa significa non fare la spia. Significa rassegnarti a stare con i cattivi. Rinunciare a stare con i buoni. Assistere al massacro della tua maestra. Rassegnarti ad essere picchiato. E soltanto perchè tu non vuoi fare la spia…
Il nostro personaggio preferito è Duca Lamberti, un investigatore rude, un uomo dal passato burrascoso. Ex medico, condannato per eutanasia, diventa in seguito un fedele aiutante non ufficiale, della polizia.
“I ragazzi del massacro” tratto dall’omonimo romanzo è una pellicola ben girata e ben strutturata, che mostra alcune ottime soluzioni registiche, che rivedremo in altri film di Di Leo. Un film che omaggia anche bene il lavoro di Scerbanenco, con le sue buone varianti cinematografiche.
Di Leo parte con una forza estrema, un colpo per lo spettatore, che vede la scena di stupro dell’inizio con l’occhio mobile, veloce, di una ripresa a mano.
Non che il ritmo sia sempre così teso, anzi, a volte “I ragazzi del massacro” rallenta un po’ troppo (soprattutto durante gli interrogatori) ma guardando al complessivo risulta più che godibile. La storia si svolge in una Milano periferica, una posto che narra dei suoi reietti, di giovani già perduti. Due anime si scontrano, il lieve giustizialismo di Duca e il garantismo totale di Livia Ussaro un’assistente sociale. In mezzo girano storie di violenza, di prostituzione e di droga. La giovane maestra Matilde Crescenzaghi, insegnante presso una scuola serale di ragazzi difficili, viene barbaramente uccisa in classe, durante la lezione. I ragazzi, indiziati numero uno ovviamente, ripetono come un mantra la frase “io non sono stato, mi hanno obbligato a stare lì”. Un caso difficile sul quale Duca Lamberti, con la solita stoicità indaga mettendo il suo fiuto innato da poliziotto assieme alla sua esperienza di medico.
Le differenze col romanzo non sono tante, ma sono importanti. Di Leo di base asciuga la storia, accorpando diversi personaggi. Livia Ussaro del libro è in realtà l’amata di Duca, sfigurata in volto a causa di una precedente avventura (nel libro “Venere Privata”) lo aiuta a volte nei suoi casi.
Qui invece diventa l’assistente sociale, bella e giovane, che sostituisce quella vecchia e triste del libro. Poi qualche ragazzo, giustamente, viene eliminato e infine cambia radicalmente il movente nonché la figura del colpevole. Ma Di Leo però compie un buon lavoro e non “massacra i ragazzi” di Scerbanenco.
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