Diabolik
È impensabile che un uomo solo riesca a prendere in giro l’intera polizia, siamo lo zimbello della stampa mondiale. Tutti i nostri giornali pretendono che si agisca ed è questo che a mia volta pretendo da lor signori, un’azione vigorosa ed immediata!
Mario Bava e Diabolik. Due menti criminali. Uno mago del cinema fai da te e l’altro ladro gentiluomo di culto, disegnato dalle sorelle Giussani. Due geni. Naturalmente l’incontro tra queste due personalità non può far altro che generare qualcosa di esplosivo. Una pellicola sixties esteticamente magnifica, un capolavoro pop divertente e anche trash al punto giusto.
Un incontro, che non è stato nemmeno pianificato troppo tempo prima. Il produttore Dino De Laurentiis compra i diritti cinematografici di Diabolik e affida il progetto a Tonino Cervi. Ma non funziona. Al posto di Cervi viene chiamato Mario Bava, che si trova tra le mani duecento milioni di lire di budget, la somma più alta della carriera.
Questa unione funziona, decisamente si può dire e dopo due mesi di riprese tra Roma, Torino e Tor di Caldano, arriva, esattamente nel 1968, un irresistibile fumettone pop.
Una pellicola che col tempo è entrata di diritto e con massime onorificenze nel giro dei “cult”, grazie anche a una certa artigianalità di fondo.
Bava, forte della sua abilità crea con quattro idee, effetti speciali, situazioni e soluzioni, che sebbene siano un po’ rustiche funzionano bene e danno quell’effetto fumetto necessario per una storia di “Diabolik”.
Storia vuole che regista abbia creato gli ambienti a suon di fotografie e di vetri piazzati sull’obiettivo delle macchine da presa. Ad esempio il fondale del nascondiglio di Diabolik non è mai esistito. Bava lavorò con vetrini e fotografie stupendo pure l’attore protagonista e dichiarando, come si sente nello speciale del DVD, che avrebbe detto ai produttori che aveva speso centomila dollari. Il risultato è ottimo e si vede che il buon Mario si è divertito a piazzare il suo occhio un po’ qua e un po’ là, in maniera semplicissima, riuscendo a creare effetti di (grande) azione.
Un bel pezzo di artigianato italiano questo film, che omaggia il noto fumetto con una trasposizione dalla carta alla celluloide che risulta essere tra le migliori dell’epoca, ed acquista facino grazie alle musiche di Ennio Morricone, nel cui staff c’era anche Bruno Niccolai.
Diabolik il ladro mascherato, è il protagonista, la causa scatenante dei tanti eventi che qui si susseguono, tra colpi di scena e improbabili situazioni che che solo lui è in grado di affrontare.
La struttura segue i canoni del fumetto, utilizzando gli stessi personaggi chiave. L’antagonista dell’eroe è il solito ispettore Ginko, interpretato da un buon Michel Piccoli, l’attore italo-francese che di recente abbiamo visto in “Habemus Papam” di Nanni Moretti, un attore che non ha assolutamente similitudini fisiche con il Ginko del fumetto, ma che riesce ad essere crebile e a dar vita al miglior personaggio del film.
Eva Kant invece, l’amata, la bella dark lady, è interpretata da Marisa Mell. A dire solo il nome dell’attrice austriaca si apre il corretto paragone con quanto disegnato dalle sorelle Giussani. Eva Kant non poteva avere attrice più somigliante di Marisa Mell, tra l’altro sostituta di Cathrine Deneuve. Gioca facile sulla carta la bella Marisa, ma incredibilmente male su pellicola, sprecando tutto e creando un personaggio apatico, noioso, quasi inutile. E poi c’è lui, Diabolik naturalmente, interpretato dall’americano John Phillip Law, che nello stesso anno ha un ruolo in “Barbarella”. A parte una somiglianza senza alcun legame con l’inglese Jude Law, l’attore non fu proprio apprezzato da Mario Bava, anche se la sua interpretazione non è affatto male. I personaggi principali si chiudono con Ralph Valmont, creato per l’occasione e interpretato dal solito perfetto Adolfo Celi.
Il nostro eroe si lancia come al solito in una serie di furti incredibili. Ruba dieci milioni sotto il naso dell’ispettore Ginko, poi si beffa della polizia scatenando le risate con il gas esilarante durante una conferenza stampa e ancora dedice di regalare alla sua Eva una bella collana di smeraldi e soprattutto cerca di rubare un lingotto d’oro di venti tonnellate.
Sempre con Ginko alle calcagna e anche il cattivo Valmont, Diabolik deve usare ogni trucco, stratagemma e idea per non cadere nelle mani del nemico. Ed è un carnevale di idee geniali che farebbero invidia a James Bond, dal fumogeno dell’auto alla foto messa davanti a una telecamera per arrivare alle ventose per scalare un castello fino a una sostanza che dona una morte apparente.
Colorato e di cartapesta questo film diverte dall’inizio alla fine ed è diventato un cult, come già detto, nel tempo visti gli incassi non proprio stellari e vista la solita critica che stroncò all’epoca come nelle migliori occasioni il film.
Gli omaggi postumi a questa pellicola conosciuta in molti paesi come “Danger Diabolik” sono tantissimi. Quello più famoso è senza dubbio il video “Body Movin’” dei Beastie Boys dall’album “Hello Nasty”. Il gruppo newyorkese per i pochi che non l’avessero mai visto, fa una sorta di parodia e di remake in stile “Diabolik”.
Non convinto probabilmente del risultato, Mario Bava, si rifiutò di girare un sequel e noi abbiamo solo questo unico e meraviglioso capitolo.
Titolo Orginale: Diabolik
Titoli Alternativi: Danger: Diabolik (USA), Danger: Diabolik! (Francia), Diabolik – Pantertyven i jaguar (Danimarca), Diabolik – mies mustassa Jaguarissa, Mies mustassa Jaguarissa (Finlandia), Diabolik ger ingen nåd (Svezia), Gefahr: Diabolik! (Germania), I ekdikisi tou Spaterman, O Spiderman me ti mavri maska (Grecia), Perigo: Diabolik (Brasile)
Anno: 1968
Regia: Mario Bava
Cast: John Phillip Law, Marisa Mell, Michel Piccoli, Adolfo Celi, Claudio Gora, Mario Donen
Durata: 96′
Casa di Produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica Studios
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