The Walking Dead

The Walking Dead

Stagione 10

So, when Alpha took me in, I admit it, I liked it, it was, it was nice feeling like I mattered again, like I was respected, but she took it too far. You don’t kill people that don’t deserve it, and you never kill kids

Vi sembrerà strano, ma c’è un motivo per guardare l’ennesima stagione di “The Walking Dead”. E il motivo è che, sorprendentemente, c’è stato un miglioramento rispetto alle ultime e rovinose annate. Beh…a dire il vero più che altro ci provano, il tentativo è onesto e anche se manca ancora una puntata che potrebbe confermare o ribaltare (mmm…mi sa che questa è un’altra serie), il risultato, mi sento di dire che le cose sono migliorate sebbene “The Walking Dead”, rinnovata per l’undicesimo anno (!), doveva chiudere come ...

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Tiger King

Tiger King

There is a God. Her name is karma and she’s got a sick sense of humor

Ci vorrebbe il più scatenato John Waters e la presenza di Divine, per rendere “perfetta” questa serie. Perfetta, sia chiaro, tra obbligatorie virgolette. Dopo i primi cinque minuti la voglia di cambiare è tanta, stai guardando una serie che è un documentario crime, su uno che ha delle tigri, osteggiato da un’ambientalista che si batte contro una legge degli Stati Uniti. Facile no? Che sarà mai?

Però dopo dieci minuti ti prende un malsano senso di ficcare il naso nel sudicio e vedere quanto in basso possano andare i protagonisti, con il risultato che assisti esterrefatto, a ciò che vedi. Togliendo anche una percentuale di finzione scenica, il risultato non cambia. Questa è una serie filthy...

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Coonskin

Coonskin

WARNING: “This film offends everybody!

Ho dovuto rivedere più e più volte questo film di Ralph Bakshi, un po’ perché seppur sottotitolato, è difficile seguire tutti i dialoghi e un po’ perché è così folle ed estremo, che non credevo ai miei occhi.
Bakshi, innovatore e visionario e già un nome conosciuto e apprezzato per “Fritz the cat” e “Heavy Traffic” e di certo non sazio di provocazioni e satira spara nel 1975 “Coonskin”.

Spesso la difficoltà dei grandi geni è di farsi capire. E, in effetti, Bakshi qui viene frainteso. “Coonskin” è un film anti-razzista, una satira piuttosto dura sui luoghi comuni sulla comunità afroamericana e sulla stessa società. E sulla mafia...

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Queen of Blood

Queen of Blood

HIDEOUS BEYOND BELIEF… with an INHUMAN CRAVING

“Maestro, c’è vita nell’universo?”. “Mah, giusto un po’ il sabato sera”, diceva Maestro Guzzanti nei panni di Quelo. Ed è la stessa domanda che si fanno i terrestri in questo film del 1966, secondo cui, nel 1990 abbiamo già conquistato da venti anni la luna, possiamo andare e tornare come ci piace e velocemente, ma, con grande delusione non c’è nulla da fare lassù e nessuno con cui parlare. Però, un giorno arriva un messaggio dallo spazio profondo, gli alieni ci vogliono conoscere, vogliono venire sulla Terra.
Solo che gli si rompe l’astronave all’uscita Marte. E noi, per venirgli incontro, tipo l’ACI, ce ne andiamo sulla Luna, pronti poi per il pianeta Rosso.

Incipit interessantissimo per uno sci-fi low budg...

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Hunters

Hunters

Why do the good guys always have to choose to do the right thing?

L’ampia pubblicità che Amazon ha fatto in ogni posto, faceva facilmente intuire che “Hunters” era per il colosso americano, un prodotto di punta, anche per la presenza di Al Pacino.
L’idea nasce da David Weil, nipote di una sopravvissuta all’Olocausto, e giovane e interessante autore che sentiremo spesso in futuro e che non solo ha convinto Amazon, ma anche Al Pacino e un cast di tutto rispetto della bontà della sua storia.
Come il titolo ci fa facilmente pensare, qui, si parla di cacciatori. Cacciatori di nazisti per la precisione, capeggiati da un grandioso Al Pacino la cui partecipazione non è un semplice cameo da star idolatrata per richiamare pubblico, ma un ruolo centrale per le vicende della sto...

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Una lucertola con la pelle di donna

Una lucertola con

la pelle di donna

Infatti, quella donna ai suoi occhi rappresenta il vizio, la degradazione. Tutta la casa accanto per lei è simbolo del vizio

I primi minuti sono un assoluto piacere. Nessuna parola, solo il commento sono di un Ennio Morricone in vena di cercare nuove strade che accompagna le visioni psichedeliche, allucinate ed erotiche della protagonista guidata da Lucio Fulci e dalla pregevole fotografia Luigi Kuveiller.

Un inizio seducente, non solo per la presenza di Florinda Bolkan e di una seminuda Anita Strindberg, per un giallo in cui Fulci, come sempre, dà una sua personale versione del genere, sebbene ci troviamo dalle parti di Dario Argento, con qualche citazione alla Hithcock.
Lasciando stare il titolo che è solo un richiamo argentiano voluto dalla prod...

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La Nuit des Horologes

La nuit des horologes

Ici c’est la maison du péchés Nous sommes au debut de La Nuit des Horologes

Giunge il tempo di bilanci, di guardare al passato, agli amici, ai collaboratori. “La Nuit des Horologes” è più questo che un film vero e proprio. Ma tranquilli, Jean Rollin non ha mai dato la sensazione di essere uno autocelebrativo, anzi, e, in effetti, i dubbi che questo film del 2007 possa esserlo, svaniscono praticamente subito.
Esattamente quando all’inizio Françoise Blanchard ci dice che questa è la notte degli orologi, che ci troviamo nella casa dei peccati, che una porta sarà aperta e che la giovane sta per uscire.
La giovane che esce dalla porta temporale è
 Ovidie, ex pornostar, protagonista di questo film che forse doveva essere il testamento del regista francese...

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The Snake Woman

The Snake Woman

Serpent-Girl Terrorizes Town!

L’applauso più grande va a chi ha disegnato lo spaventoso poster, con un serpente che domina su una figura di donna e su una lunga serie di spaventose tag-line di cui “serpent-girl terrorizes town!” è il mio preferito.

Un mostro orribile, si direbbe, che minaccia il mondo o la comunità in cui imperversa e sarà gigantesco, spietato. Implacabile. E invece no. Siamo lontani da tutto ciò. Il mostro di questo film, cioè la “Snake Woman” o come dice la traduzione italiana, “La figlia del serpente” è una ventenne carina, ben pettinata e vestita in stile tribù della giungla versione “vado a cena in un ristorante elegante”. E già questa descrizione di Susan Travers, l’attrice che interpreta la protagonista, fa capire che c’è be...

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Mothra

Mothra

Mothra, she’ll rescue us, and return us to our island!

Il 1961 è l’anno in cui la falena spicca il volo, portando con sé disastri, poesia e messaggi di trattare bene il pianeta e gli altri che a distanza di quasi sessant’anni sono purtroppo più che mai attuali.
Mothra è un kaiju (insomma, un mostro) della leggendaria casa di produzione Toho, cioè quella di Godzilla e infiniti suoi compagni di merende che ci hanno allietato in tutti questi anni.
Il tutto nasce da Takehiko Fukunaga, Shinichiro Nakamura e Yoshie Hotta, autori della Toho, che scrivono il racconto “The Luminous Fairies and Mothra”, poi serializzato e che è la base per la Toho, che nel 1961 voleva ingrandire il parco mostri, per creare una versione cinematografica.

La casa di produzione affida la sceneggi...

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Top Girl

Top Girl

-Mike…quella ragazza è una vera forza della natura. Oh, so bene che tra voi due c’è qualcosa di più di un’amicizia, ma lei dice che in fondo non è niente di importante
-Sì è così
-Eh…dì la verità. È insaziabile!

Alla fine l’idea non è neppure male. Sì, molto vecchia, ma il concetto di sesso e compromessi nel mondo dello spettacolo è un tema interessante, soprattutto se alla regia c’è il grande Joe D’Amato. Solo che siamo ormai negli anni novanta e l’amato Aristide non è più quello dei tempi migliori e se per questo nemmeno il cinema di genere se la passa bene.

Quindi il suo “Top Girl” è uno di quei film da terza serata su canali regionali, pieno di musica fastidiosa e la cui maggior spesa è senza dubbio quella degli esterni a Los Angeles...

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