Christa

Christa


The human spirit is at its best with all masks off

L’ultima volta che siamo saliti su un aereo è nata una discussione sul ruolo e lo sviluppo della figura della hostess o stewardesses, se preferite. Nell’immaginario collettivo ricopre ancora un degno ruolo di fantasia, sminuito però dalla realtà, per colpa dell’innalzamento dell’età pensionabile e per l’abbassamento dei requisiti. Una bella conquista per quanto riguarda la dignità e i diritti delle donne, ma un brutto colpo per le fantasie di ogni maschio del pianeta.

Non ci resta che rimanere aggrappati alla vasta filmografia sull’argomento. Alle immagini di hostess o stewardesses, se preferite, in minigonna che mostrano l’intimo e si portano a letto diversi passeggeri...

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Tusk

Tusk


I’m so very tired Mr. Tusk, battered by a life of cruel fate and poor decisions and the terrible consequences of both.

Per fare un film horror che disgusti il pubblico e faccia ridere, ci vuole un regista in forma e con un’ironia particolare. Dissacrante e un po’ black. Tra quelli che possono svolgere il compito senza problemi, c’è il sempre caro Kevin Smith che con questo film inizia la trilogia “True North”, una serie di film che oltre ad essere horror si prefigge l’obiettivo di ironizzare sul Canada.

Il piacevole paese della foglia d’acero è diverso dagli Stati Uniti, ci dice la guardia alla frontiera perché la bandiera americana è bianca, rossa e blu, al Canada manca il blu, anzi il blue, cioè la malinconia. Brillante battuta che unita al fatto che “non devi...

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The Forest

The Forest


Everyone comes here looking for a way out

Foresta nel senso di luogo fisico ma anche in senso metaforico, un luogo oscuro della mente nel quale addentrarsi, perdersi e non trovare la via d’uscita. Un parallelismo interessante seppur già visto per questo film d’esordio di Jason Zada, scritto da Nick Antosca già autore di serie TV e da un’altra esordiente di nome Sarah Cornwell.

L’ambientazione invece è originale visto che ci troviamo nella foresta di Aokigahara o Jukai vicino al monte Fuji, luogo famoso per la fitta vegetazione, per il suo silenzio e soprattutto per essere il secondo posto al mondo per i suicidi, ma che per qualche strana ragione ha stuzzicato pochissimo la fantasia di registi e produttori.

Zada che in realtà gira in Serbia, crea una storia che a ...

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Fair Game

Fair Game


They hunted her…terrorised her…and now they pay the price

Il fascino dell’Australia colpisce anche questa volta. “Fair Game” voleva essere un “b movie” violento dallo stile fumettistico, nient’altro. Diventa invece un piccolo cult movie così dirompente da “intimorire” anche il regista che da qui in poi si occupa di altri soggetti. Mario Andreacchio è oggi un apprezzato regista australiano, famoso soprattutto per film per ragazzi, che in carriera si è tolto il lusso di sperimentare diversi generi, tra i quali figura questo ozploitation senza molte pretese.

Una storia che prende vaga ispirazione da “Mad Max” e che ha, nonostante le critiche per misoginia, una donna protagonista e vincente.
Il successo di questo film si deve probabilmente all’ambientazione...

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Mumbai 125 KM 3D

Mumbai 125 KM 3D


The road is not scary, it’s beyond scary!

Tra luoghi sinistri, auto maledette, fantasmi, morti che escono dai pozzi o emergono dalle tombe e tanto altro ancora, “Mumbai 125 Km 3D” è più un’enciclopedia di citazioni cinematografiche che un film horror come vorrebbe e dovrebbe essere. La critica è stata spietata e non solo ha stroncato questo lavoro di Hemant Madhukar alla seconda esperienza nel genere ma tutto l’horror made in India, definendolo lontano dalle capacità dei registi di Bollywood.
Recensioni durissime, per un film che effettivamente non funziona, non ha una storia potente e prende idee da altri lavori giocando pesantemente con i cliché del genere...

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Black Christmas

Black Christmas


That sucks, everyone should be home for Christmas

A occhio e croce è come quando cerchi di cambiare il cenone o il pranzo di Natale, rendendolo meno scontato e meno classico. Ma è difficilissimo rinnovare la tradizione, un qualcosa di prestabilito che seppur vecchio funziona ancora benissimo.

Un parallelismo che per tema e risultato calza a pennello con il remake di “Black Christmas” realizzato da Glen Morgan più presente nel mondo dell’intrattenimento come produttore che come regista.
Una storia scritta dallo stesso Morgan con Bob Clark tra i produttori esecutivi che fugge dall’improbabile serie di sequel per entrare però nella categoria degli imbarazzanti remake.
Un cast giovane preso in maggioranza dalle Serie TV o dai film per la TV annovera Andrea Marti...

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Black Christmas

Black Christmas

-Could that really be just one person?
-No Claire, it’s the Mormon Tabernacle Choir making their annual obscene phone call.

Con qualche accorgimento le leggende metropolitane e i fatti di cronaca nera sono meglio di qualsiasi sceneggiatura e questa storia ispirata a una leggenda metropolitana e da una serie di omicidi avvenuti a Montreal è uno degli esempi più riusciti.

Tutto ben amalgamato e gestito da Bob Clark, in un film stroncato all’uscita ma amato dal pubblico e che negli anni si è ritagliato uno spazio importante nella storia del cinema...

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Violent Shit: The Movie

Violent Shit:

The Movie


Let the slaughter begin

Si può dire che sia una questione di famiglie. Quella della storia che rimanda direttamente ai “Violent Shit” di Andreas Schnaas e quella del cinema di genere, qui ben rappresentata. Nuclei famigliari dunque nel secondo film di Luigi Pastore che sta a metà tra l’apocrifo e il remake della saga di Schnaas e che può vantare tanti riferimenti e omaggi.

Ci sono le musiche dei Goblin (già presenti in “Come una crisalide” il precedente film di Pastore) e ci sono Fabrizio Capucci, Antonio Tentori e Barbara Magnolfi, senza dimenticare i cammei di Enzo Castellari e Luigi Cozzi che interpretano due divertenti anziani ispettori che criticano duramente i giovani, in quello che sembra un divertente e tagliente doppio senso con il mondo ...

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Cherry, Harry & Raquel!

Cherry, Harry

& Raquel!

Cherry and Raquel. Byproducts of our society, pretty toys to play with, superficial in their makeup but so necessary to our way of life

Difficile dire quale sia il film più folle del nostro Russ Meyer ma “Cherry, Harry & Raquel!” meriterebbe un posto molto in alto in questa speciale classifica.
Perché la storia non è chiara, perché ci sono continui e gustosi inserti veloci e perché tutto si svolge a grande velocità tra tette (ci mancherebbe), deserto e sangue. E soprattutto perché il nostro inizia con un messaggio a favore della libertà di pensiero, contro la censura che ha massacrato il suo “Vixen!” e lo fa alla sua maniera: con scritte in sovraimpressione su delle tette (ci mancherebbe).

Russ Meyer d’altronde è così, un folle amante delle maggi...

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Ora non ricordo il nome

Ora non ricordo

il nome

Tutta questa enfasi e non ti ricordi manco come si chiama
Ma che c’entra, ora non ricordo il nome, ma è famoso dai. È un caratterista.
Ah…quindi non è un attore

Se dici che il cinema è morto perché non ci sono più i caratteristi, ti accusano di essere uno snob da strapazzo (per dirla senza volgarità). E quando spieghi chi erano i caratteristi esplode la rivolta nei tuoi confronti. Intellettuale, altezzoso. E altro ancora.

Non è che la rivalutazione di un certo cinema obblighi a dire certe cose. No. È la storia che lo insegna. È un dato oggettivo: i caratteristi erano le fondamenta di tutto il cinema italiano.
Per “tutto” intendiamo da Federico Fellini a Michele Massimo Tarantini (citati per ottenere una brillante rima, ma la questione abbracci...

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