Drammatici tagged posts

Perdues dans New York

Perdues dans New

York


In queste città dei sogni, due ragazze magiche giocavano a nascondino

Jean Rollin è uno di quei registi che per capirci qualcosa bisogna riguardare più volte i suoi film. Da sobrio, da ubriaco. Da fumato o da più lucido possibile, tipo al mattino alle 10.30. E non è detto che dopo tutti questi tentativi si riesca a capire. Criptico. Poetico. Criptico. Poetico.
Quando “Perdues dans New York” è finito nelle nostre mani, ci siamo rilassati, perché questo film dura solo 52’, quindi (teoricamente) con meno immagini e cose da analizzare e capire.
Invece questo film condensa nel poco minutaggio tantissimi momenti enigmatici, pensieri e analisi dell’anima senza contare tutto il grande carico introspettivo di Rollin stesso.

Pesante da vedere e realizzato piu...

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La signora della notte

La signora della notte

Come ho potuto farlo? Che cosa mi è successo? È stata come una febbre, una cosa più forte di me. Una voglia di buttarmi, di spezzare qualcosa. Di far violenza su me stessa.

Inizia il film e c’è Serena Grandi in auto che fa sesso dicendo “Mi piace il tuo c***o!”. Nella scena successiva si alza dal letto nuda. Quello che si dice un inizio convincente! Forse è merito di quella volpe di Galliano Juso, che scrive la storia e produce e sa bene che cosa la gente si aspetti da Serena Grandi che appena un anno prima era entrata nei sogni erotici degli italiani grazie a Tinto Brass. E un po’ di merito lo potrebbero avere anche i fratelli De Angelis che sparano subito i pezzi migliori. In ogni caso il film di Piero Schivazappa molto più attivo come autore o come ...

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Kleinhoff Hotel

Kleinhoff Hotel


Abbiamo tanto bisogno di non ricordare il passato

Pesante e mal fatto film semi erotico o interessante strana pellicola che parla degli anni di piombo con un po’ di erotismo e molta psicologia? “Kleinhoff Hotel” di Lizzani è uno di quei lavori che ha diviso e divide tuttora critica e pubblico. Criticatissimo all’uscita, rivalutato in tempi moderni, fa parte della filmografia di un regista che al netto di qualche scivolone non è mai stato banale.
Quindi a modesto parere “Kleinhoff Hotel” è entrambi le cose...

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Love Machine

Love Machine

She didn’t resemble Eva Green in any way, when I met her, she had a pink laptop and hair extensions and she thought that Fellini was a champagne. It was clear she couldn’t be my girlfriend

La partenza da Grindhouse o se preferite alla Tarantino, con i trailer di film erotici e gli annunci anni settanta ci ha portato fuori strada. Pensavamo di essere di fronte a qualcosa di diverso da quello che poi abbiamo visto.

Questo disorientamento però è durato pochissimo, esattamente il tempo degli stessi trailer, delle loro allegre musiche e dei vari annunci. Già nelle prime immagini del film si capisce che la strada è un’altra, sottolineata poi dallo stesso regista e protagonista Pavel Ruminov che dice “io sono un regista di Art House”.

Una frase che potrebbe averla...

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Femminilità (In)corporea

Femminilità

(In)corporea


Faccio solo il mio dovere, perché io non voglio provare nulla

Un giorno mentre giriamo per siti di cinema sbattiamo dentro a un certo Roger A.Fratter. E un po’ dispiace perché ci rendiamo conto che in quasi dieci anni di attività non abbiamo mai parlato di un regista che ha una fitta e interessante filmografia, che parte dall’horror e arriva a film psicologici e un po’ onirici. Lo stesso dispiacere che si prova nello scoprire quanto sia difficile trovare i suoi lavori. Ma questo è un altro discorso.

Ci accontentiamo per ora di aver visto “Femminilità (In)corporea” suo penultimo lavoro, scritto, diretto, recitato e montato dallo stesso Fratter...

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Viva Negan! Morte a Rick!

Viva Negan!

Morte a Rick!


È finita la settima stagione di “The Walking Dead” e ci sale un senso d’ingiustizia e parecchia noia dal nostro marcescente profondo. Anche se “TWD” è un prodotto mainstream e quindi lontano dalla nostra linea editoriale (linea editoriale in senso ironico eh!) non possiamo fare a meno di dire qualcosa in merito. Anche perché la serie TV ha come fondo un tema a noi caro: gli zombie. Va bene, va bene, i morti viventi del titolo non sono loro, ma quelli che scappano, ma tant’è, lo zombie c’è, sempre meno, ma è ben realizzato.

Dopo sette lunghi anni e parecchie avventure, che potevano essere riassunte in metà puntate, perché onestamente molto spesso non capita nulla, siamo giunti a un verdetto: Rick ha rotto i coglioni...

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Tenemos la carne

Tenemos la carne


We’re not going to kill you for money. Nor for an ideology. Nor for the pleasure of seeing you suffer. It’s not revenge for what you have done. We’re neither avengers nor excutioners. We are going to kill you for you blood. For your flesh.

Un esordio che di certo si fa notare quello del giovane messicano Emiliano Rocha Minter. Nel bene e nel male il suo “Tenemos la carne” presentato al festival di Rotterdam, non lascia indifferenti. Disgustoso. Ben realizzato. Criptico. Incisivo.

Con Carlos Reygadas, Alejandro González Iñárritu e Alfonso Cuarón, che gli fanno da padrini, Rocha Minter, crea una pellicola della quale non vuole dare spiegazioni, lasciando la risoluzione dei tanti simbolismi allo spettatore.

E i nodi da risolvere sono parecchi, in questa storia cl...

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Maid in Sweden

Maid in Sweden

Here are the boys. Ole wants to take you to the movie.
I have to ask mother first.

Non è una buona idea invitare la propria giovanissima sorella a casa, anche se siamo nella libera Svezia, soprattutto se questa è interpretata da Christina Lindberg, che attira attenzioni solo con la forza del pensiero. Bellissima, giovanissima e al suo secondo film l’attrice all’epoca ventunenne è qui in uno dei suoi film più famosi.

Una co-produzione tra Svezia e Stati Uniti, per la regia dell’israeliano Dan Wolman regista in patria di diverse commedie e qualche dramma sentimentale. Anche lui al secondo film, unisce queste due cose in una maniera semplice ma piacevole, vuoi per il simpatico commento sonoro e vuoi, naturalmente per la presenza della provocante Christina.

Già des...

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Christa

Christa


The human spirit is at its best with all masks off

L’ultima volta che siamo saliti su un aereo è nata una discussione sul ruolo e lo sviluppo della figura della hostess o stewardesses, se preferite. Nell’immaginario collettivo ricopre ancora un degno ruolo di fantasia, sminuito però dalla realtà, per colpa dell’innalzamento dell’età pensionabile e per l’abbassamento dei requisiti. Una bella conquista per quanto riguarda la dignità e i diritti delle donne, ma un brutto colpo per le fantasie di ogni maschio del pianeta.

Non ci resta che rimanere aggrappati alla vasta filmografia sull’argomento. Alle immagini di hostess o stewardesses, se preferite, in minigonna che mostrano l’intimo e si portano a letto diversi passeggeri...

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Green Room

Green Room


Now. Whatever you saw or did. Is no longer my concern. But let’s be clear. It won’t end well.

Questo non è un nostro “Desert Island movie”, parafrasando un gioco dei protagonisti, ma è una piacevole scoperta che conferma l’abilità dell’americano Jeremy Saulnier che si è fatto conoscere nel 2013 con “Blue Ruin” apprezzato anche a Cannes.
Questo suo terzo film (scritto e diretto come gli altri) è in qualche modo inferiore al predecessore, ma mostra una certa intelligenza, una bella struttura e soprattutto un’ironia caustica.

Saulnier costruisce un film molto semplice che rimanda ai film d’assedio (western e non) e che ha una caratterizzazione dei personaggi originale...

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