Delirio Caldo
“La Paura…la paura le ha sciolto negli occhi un desiderio curioso”
“La Paura…la paura le ha sciolto negli occhi un desiderio curioso”
-Che cosa ha fatto a Paola?
-Le ho fatto quello che lei hai fatto tu. Non come hai fatto tu. Noi abbiamo fatto l’amore
Mario Gariazzo del quale abbiamo parlato per “Incontri Ravvicinati di un certo tipo”, scrive un soggetto. Per qualche motivo la produzione non lo vuole come regista e gli preferisce un ormai appassito, ma sempre di richiamo, Fernando Di Leo.
Così un po’ per colpa di una storia che non ha mordente e un po’ per colpa di un regista a corto di idee, ci si para davanti questo thriller del 1980, che crea situazioni piuttosto prevedibili e che ha un cast che non s’impegna più di tanto.
L’idea di base però non è male, rovinata da un sacco di scene inutili, a volte riempite nientemeno che con il commento sonoro di “Milano Calibro 9”
-Potrei anche darti un più di tempo, ma tu dovresti essere un po’ più carina con me
-Ho detto che pagherò ma non avrai niente altro da me.
-Invece a me è venuta un’idea davvero forte…
Sappiamo che quello che stiamo per dire potrebbe spaventarvi e spaventa anche noi che l’abbiamo pensato, ma “Appuntamento in Nero” non è affatto un brutto film. L’abbiamo detto! L’abbiamo detto!.
No, non è un brutto film, meglio dire non sarebbe un brutto film, se si cambiassero gli attori, il regista, i doppiatori, soprattutto quelli e se si aggiungessero po’ di soldi al budget.
Se qualcuno di voi ricorda di aver veduto qualcosa di simile al collo di un compagno o di un’amica, sappia che è suo preciso dovere dirlo, perchè non sarebbe fare la spia, è fare il proprio dovere. E spero che siate tutti d’accordo che questo assassino debba essere tolto dalla circolazione.
Ecco un bel esempio di come si possa essere molto commerciali e allo stesso tempo fare qualcosa di qualità. Quel un po’ di questo, un po’ di quello, in giusta misura, che accontenta il pubblico di massa (o quasi) e anche i cinefili.
Un Sergio Martino illuminato dirige un thriller che ha connotati slasher e che visto l’anno (1973) appartiene a uno dei primi capitoli del genere...
-Senti…prima avevi detto che saresti riuscito ad aprire queste manette in dieci secondi…vedi di mettercene cinque”
-Sì e per fare che cosa? Ti spareranno e creperai come un cane
-Aprimi queste manette!
-Ti uccideranno credimi e quando sarai per terra imbrattato di sangue tutta quella gente dirà per bene anche se terrorizzata dirà…che stronzo questo poliziotto!
Copia, ispirati e cita. Un gioco del cinema, che a volte funziona e a volte, decisamente, no. Ferdinando Baldi ex professore diventato regista di disparati film di genere, si trova nel 1979 in un lungo periodo artistico a dir poco imbarazzante, nel quale dirige lavori incredibilmente trash. “Nove Ospiti Per Un Delitto”, “L’inquilina Del Piano di Sopra”, questa pellicola e un an...
È un nuovo tipo di thrilling, cioè un thrilling musicale, in cui la musica ha un’importanza eccezionale, noi viviamo avvolti nella musica, tutti quanti sentiamo musica, vediamo musica e ascoltiamo musica tutti i momenti e qua la chiave, per la prima volta nella storia del cinema, speriamo è una chiave musicale, fa parte di una mia trilogia che si chiama “Murder Rock”, “Killer Samba” e “Thrilling Blues”, pensa, che faccio le trilogie pure io…Lucio Fulci intervistato in una trasmissione televisiva: http://www.youtube.com/watch?v=EtSDNqiX6PI
Prendendo da “Fame” e da “Flashdance”, Lucio Fulci, costruisce uno slasher anni ottanta che vorremmo diventasse realtà in quel di “Amici”...
Lo sai chi c’era qui insieme a noi fino cinque minuti fa? Lo sai chi c’era? C’era uno che chiamavano Fangio, perché guidava bene come un Dio. Lo sai che cosa gli hanno fatto quei bastardi? Lo sai fighetta cosa gli hanno fatto? Gli hanno sparato dritto nel cervello! Un colpo solo! Ed è schizzato via tutto per aria! E mi ha imbrattato tutto il povero Fangio!
Il viaggio non è il tema centrale, ma caratterizza nel bene e nel male questo “Cani Arrabbiati”. Viaggio in senso figurato, nel cinema di Bava. Il “viaggio” inteso come la vicende di questa pellicola. E infine il viaggio dei protagonisti della storia.
Il primo, cioè il cinema di Bava, ci regala ancora una volta grandi emozioni, in un thriller on the road, che per alcuni è uno dei suoi migliori lavori, ed è an...
A serial killer is out to punish the sinners
Se facessimo un sondaggio su quale è il posto più banale dove ambientare un film erotico, tra le risposte più votate ci sarebbe sicuramente lo “Strip Club”. Facile. Facilissimo. Un posto dove già la carne al vento fa parte delle cose di serie. Un posto dove chi entra non lo fa di certo per bersi una coca cola e guardare l’arredamento.
Così “Sinful Deeds” che oltre ad essere un film erotico soft core, vorrebbe essere anche un thriller parte malissimo con una location per nulla sorprendente. E se volete saperlo inizia con due corpi attorcigliati in un letto, tanto per tagliare i preliminari…ehm…l’introduzione e andare subito al sodo...
-Ah De Paul dimenticavo, la ragazza non ha le mutandine!
-Peggio per lei!
Ci sono due e non uno solo di gialli a Venezia. C’è da capire chi e come ha fatto a pensare a un film del genere. Quale mente malata può andare così oltre? E c’è da capire anche chi e perchè ha finanziato questa pellicola.
Perchè “Giallo a Venezia” è un’incredibile momento trash italiano generato nel 1979. Fieri da un lato di avere tale gioiello tra le nostre recensioni, dall’altro dobbiamo dire che abbiamo faticato e non poco a vederlo. Il regista è Mario Landi, che negli ultimi anni della sua carriera ci ha donato perle trash di indubbio valore tra le quali l’indimenticable “Patrick Vive Ancora”.
Facendo un confronto tra le due opere viene quasi da rivalutare la storia horror di...
You accuse me of being the killer. And I say, you are the murderer
“Dieci piccoli indiani” per la prima volta in India e dentro la storia. Così trova un senso letterale anche la pessima traduzione italiana del noto romanzo “And Then There Were None” di Agatha Christie, ispirazione per questo film di Bollywood del 1965. “Gumnaam”, traducibile come “sconosciuto” o “anonimo” è molto semplicemente un capolavoro. Senza alcun dubbio. È una pellicola che conquista già solo per la sua meravigliosa fotografia, ma anche per una trama che sebbene a grandi linee sia conosciuta, riesce a trasmettere momenti di grande suspance.
Raja Nawathe crea questa magia portandoci in un mondo favoloso, che mischia i canoni di Bollywood con alcune caratteristiche occidentali, ...
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